La domanda preliminare che forse avrebbero fatto meglio a porsi i partiti maggiorenti dell’opposizione quando si sono ritrovati a bere tutti insieme birra alla festa di Verdi Sinistra, è perché mai i liguri avrebbero dovuto votare un presidente di Regione proveniente dalla nomenclatura di partito. Tutto sommato, per quanto l’onorevole Orlando fosse una personalità di prestigio, era più facile che quelli gli preferissero un loro discreto amministratore locale. Si sono dati tutti questi poteri alle Regioni, altri ancora gliene si vorrebbero concedere e poi si presume di poter imporre un ministro della Giustizia come Governatore. Candidando il sindaco di Genova Bucci, sul piano della tattica, e perché mai no, della lungimiranza, l’onorevole Meloni, ha messo nel sacco Schlein, Fratoianni e Conte, in un colpo solo.
Se poi qualcuno confidava sugli effetti dell’inchiesta giudiziaria che ha travolto la precedente amministrazione, dispiace, non siamo più nel 1992. I cittadini nemmeno si preoccupano di sapere quale sia la parte sotto inchiesta e nel dubbio tagliano la corda con disgusto della politica in quanto tale. Il tasso di astensione dal voto in Liguria ha segnato un nuovo record portandosi sopra il 53 per cento. Più facile che al limite sia scattato un sentimento di solidarietà verso chi ha subito il procedimento giudiziario. Vale per la Salis, vale anche per Toti.
La contrapposizione nazionale non ha aiutato la maggioranza di governo, che non ha aumentato voti, Fratelli d’Italia ne ha persi. Tantomeno è servita all’opposizione che cercava una rivincita senza ottenerla. Da notare che il Pd si deve mangiare le mani. Con un sistema proporzionale sarebbe il primo partito della Liguria e con un tale distacco da diventare il centro politico della Regione. E questa occasione persa, è si responsabilità di Renzi che potendo cambiare la legge elettorale si inventò il Rosatellum. Avesse ripristinato un sistema proporzionale, non si sarebbe trovato bullizzato da Conte. In Liguria, l’opposizione con il proporzionale delle Europee prese il 50 per cento. Purtroppo non è affatto detto che forze politiche che si presentano come alternative al sistema bipolare, vale per Azione, e a maggior ragione per i cinque stelle, riescano a trascinare i loro voti in una coalizione tanto eterogenea come quella per Orlando. Non che la maggioranza quanto a divisioni interne scherzi, ma dalla loro Meloni, Tajani e Salvini hanno il collante del potere da distribuire, l’opposizione manco quello.
Dulcis in fundo in Liguria si è visto in tutto il suo splendore il genio politico di Conte che ha messo il veto a Renzi e passi. Se non che è riuscito poi anche a radicalizzare lo scontro con Grillo, che tanto per dire, è nato e vissuto a Genova. Così il movimento cinque stelle si è presentato all’appuntamento elettorale con il fondatore nei panni di Nostradamus, pronto ad evocare la data dell’estinzione della specie. In effetti, passando da sessantamila voti a ventimila, quasi ci siamo. Problemi del mago di Oz, Conte. Magari, lo sono di quelli che pensano ancora di prenderselo come alleato.
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