La polizia penitenziaria ha già contestato il trattamento dei suoi agenti giunti in Albania. Carabinieri e polizia di Stato sono stati allocati in alberghi a tre e quattro stelle, quando gli agenti della penitenziaria si troverebbero in capannoni allestiti alla meno peggio. La stampa riferisce che il governo non si è scomposto. Ha replicato con disinvoltura che presto entrerà in vigore la convenzione di 9 milioni di euro annui, cifra con cui verrebbe sistemato equamente tutto il personale destinato alla sorveglianza dei centri per migranti. Quindi il disagio è temporaneo. Presto, anche la polizia penitenziaria disporrà del medesimo trattamento degli altri agenti. Di conseguenza potrà contare su abitazioni appropriate, dotate di ristoranti, spiaggia o piscina. Allora le forze dello Stato faranno a gara per partecipare a questa missione dal sapore esotico nei pressi dell’amena Tirana.
Intanto sarebbe utile capire se questo centro migranti tirato su in fretta e furia non disponga di alloggi per il corpo di guardia. Per questo la polizia penitenziaria è stata dislocata in strutture esterne quando erano previsti i primi ospiti coatti. Magari il governo si sente in dovere di spiegare come pensa di garantire la sicurezza del centro nelle ore notturne, facendo sapere della sorveglianza disponibile rispetto alle ore diurne, del tempo necessario ad impiegare, in caso di necessità, la forza fuori servizio stipata nei resort e a che distanza stanno questi resort dal centro. Potrebbe anche essere che il governo ritenga sufficiente affidarsi ad un servizio di portineria notturna collocato all’interno e tanti saluti.
Alla base dell’accordo siglato con l’Albania le forze di polizia albanese non possono accedere alle strutture italiane, si limiteranno alla sorveglianza esterna. Magari i migranti, in attesa di sapere del loro destino, saranno felici di trovarsi in centri tanto accoglienti. Un esperto di ville e villaggi, Giuseppe Cruciani, li ha giudicati confortevoli e decorosi. Se ciononostante si creassero degli incidenti caratteristici della vita dei detenuti, come proteste per le mancate comunicazioni famigliari, regolamenti di conti, una sommossa contro il cibo, la tv via cavo, le forze italiane sarebbero in grado di fronteggiarli in condizioni di inferiorità numerica e senza disporre di appoggio esterno? E nel caso fossero messe a rischio delle vite umane, i migranti prendessero degli ostaggi? Potrebbe essere che per evitare di correre ogni possibile rischio, fossero ritenute necessarie misure particolarmente severe? E considerata tale criticità per le forze di polizia in zona estraterritoriale, le indennità loro riservate si ritengono stimate in maniera sufficiente? Insomma, vi sono un insieme di domande tali che non si possono risolvere con un semplice question time alla Camera dei deputati, rivolto ad un ministro competente, che poi quale sarebbe. Semmai dovrebbe essere il presidente del Consiglio a sentire la necessità di recarsi in Aula per spiegare dettagliatamente il senso e l’organizzazione di questa rilevante iniziativa intrapresa, cosa che si è ben guardato dal fare. Al contrario, il ministro dei rapporti con il Parlamento ha escluso una simile comunicazione, figurarsi il dibattito. Il governo non ha tempo da perdere in quisquilie.
L’opposizione intanto è insorta sui costi dell’operazione, il governo sembra da tempo sfornare cifre a caso, e quelle fornite solo sui trasporti in nave da guerra, già si sono dimostrate complicate, tanto che è lecito chiedersi se davvero valesse la pena di gravare sullo Stato. Mai invece si scoprisse che tutto questo ambaradan fosse conveniente per le tasche dei contribuenti, resterebbe un ultimo aspetto insignificante, quale la sicurezza degli agenti impegnati. Ancora non si capisce esattamente il quantitativo delle forze che si intende mobilitare. Diverse fonti riferiscano di un contingente che varierebbe fra i duecento e i cinquecento uomini, differenza che pure dovrebbe incidere anche sui costi.
Per questo i nove milioni di euro dichiarati, sempre ammesso che siano veritieri, appaiono fin da ora insufficienti rispetto al margine di rischio e di stress a cui possono essere sottoposti gli agenti impiegati, oltre alla preoccupazione per l’isolamento in cui si ritroverebbero in caso di pericolo. Qualche milione di euro in più, o se si preferisce, di lek, sarebbe opportuno metterlo in preventivo. Almeno quello.
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