La segreteria nazionale del Pri sostenne la candidatura di Macron alla presidenza della Repubblica dal momento della fondazione del suo movimento “En Marche”. Questo ci apparve l’evoluzione politica più significativa di due blocchi contrapposti e ormai superati dalla storia quali quello socialista e quello gaullista. A differenza del terzismo in Italia, la soluzione proposta di Macron non chiedeva la resa delle forze costituzionali davanti alla protesta popolare, invece presupponeva una forma nuova. Il suo modello politico anticipava una prospettiva repubblicana, democratica e liberale che si è completata con la formazione del gruppo Renew Europe, l’erede dell’Eldr migliore ancora dell’Alde.
Nella prima metà del suo mandato, Macron ha perseguito politiche fiscali ed economiche volte al rilancio dell’economia. In sostanza, una maggiore defiscalizzazione per le imprese e della ricchezza insieme ad uno smantellamento dello stato sociale. Le politiche di austerità messe in atto per ridurre il deficit dello Stato hanno poi comportato tagli che hanno colpito la parte più debole della società. Anche se bisogna pur dire che un movimento come quello dei Gilet gialli, più che le classi lavoratrici povere, ha mobilitato gli automobilisti riottosi a rispettare i nuovi limiti di velocità su strada. Macron ha comunque dimostrato una certa duttilità mettendo in discussione parte delle scelte neoliberiste prefissate dalla sua presidenza e sospendendo la riforma delle pensioni. Sulla politica internazionale Macron ha anche avuto esitazioni gravi. Nel 2019 era convinto che la Russia potesse tornare un interlocutore, tanto da cercarne una collaborazione militare in chiave antiterrorismo. Davanti alla crisi ucraina, Macron ha sposato la linea dura contro Putin, anche se conta di trovare comunque un accordo fra le parti in causa.
I rapporti con il governo italiano da difficili, a dir poco, che erano stati nei due anni di Conte sono diventati eccellenti, tanto da raggiungere l’intesa bilaterale del luglio scorso. Su questa il nostro giudizio è positivo, non solo perché si ripromette un riequilibrio delle relazioni fra Francia ed Italia, ma anche perché è la premessa di una cooperazione fondamentale indispensabile nel Mediterraneo fra i nostri due paesi. Da notare infine come lo spirito europeista di Macron si discosti da certi cliché ricorrenti sui valori fondamentali della comunità. Alla domanda su che cosa vuol dire essere europei, Macron ha risposto “vuol dire vibrare allo stesso modo secondo lo spirito romantico, di fronte alle opere di Chopin o ai testi di Pessoa”. Forse avremmo preferito un riferimento allo spirito illuministico. Ci piace comunque il richiamo culturale, non religioso. Macron è pur sempre un figlio della grande Rivoluzione, ha da poco celebrato il bicentenario di Bonaparte, e in questi giorni di campagna elettorale ricorda come ogni cittadino francese abbia diritto di richiamarsi ai simboli che gli sono tradizionali.
Come si comprende vi sono delle inevitabili distanze fra Macron e il nostro partito, eppure teniamo a chiarirlo in anticipo sul voto, l’auspicio è lo stesso di quello di cinque anni fa. Auguriamo alla Francia ed al mondo occidentale, che Macron ottenga un grande successo al ballottaggio ed un secondo mandato presidenziale. Senza nemmeno voler pensare che l’alternativa si chiamarebbe Le Pen.
Bravissimo Riccardo, come ai vecchi tempi !!!!