Uno strano silenzio aleggia sui mercati finanziari negli ultimi mesi. Uno di quei silenzi gravidi di vergogna che, se spezzato, porterebbe certamente alla rabbia infuriata del re nudo. Noi Repubblicani non abbiamo timore dei re infuriati, né di additare le loro nudità, anzi ne facciamo da più di 120 anni una professione di fede politica.
Febbraio 2023; i riscatti delle polizze della compagnia assicurativa Eurovita, del gruppo Cinven, vengono bloccati. Viene nominato come commissario il dott. Alessandro Santoliquido, con scadenza dell’incarico il 31 marzo. L’incarico si risolverà in un nulla di fatto e arriverà l’amministrazione straordinaria, tuttora in vigore. È la prima volta in Italia che una compagnia assicurativa si trova in questa situazione. Dopo ormai quattro mesi il governo, l’IVASS, le banche collocatrici e il gruppo Cinven non hanno ancora trovato una soluzione e intanto i quattrocentomila risparmiatori che hanno creduto nelle polizze Eurovita vedono il loro denaro bloccato senza possibilità di riscatto né di appello. Finanziariamente la mossa del blocco dei riscatti è corretta; dovendo cercare uno o più compratori era necessario che Eurovita avesse un valore appetibile e che non fosse solo una scatola vuota a causa di una eventuale ondata di riscatti simultanei. La stessa mossa del governo e dell’IVASS, autorità di vigilanza sulle assicurazioni, di mettere a un tavolo le banche che hanno venduto le polizze di Eurovita ai loro clienti è assolutamente corretta e parrebbe che vi siano aperture da parte degli istituti per trovare una soluzione con un acquisto secondo il modello dello “spezzatino”.
La logica finanziaria dietro a questi aspetti la capiamo e la approviamo. Tuttavia va necessariamente effettuata una riflessione sistemica su quanto accaduto e devono essere prese necessariamente delle decisioni politiche. Risolvere il caso Eurovita… risolverà solo il caso Eurovita e non porterà ad alcuna tutela futura per tutti gli altri casi che potrebbero presentarsi, a maggior ragione in un periodo di incertezza finanziaria come questo. Una economia moderna e importante come l’Italia non può permettersi il lusso di minare la fiducia dei risparmiatori nei confronti del comparto che rappresenta la massima garanzia per i propri risparmi: quello assicurativo. Un sistema finanziario sano e uno Stato che vuole il benessere dei suoi cittadini sono chiamati a tutelare il risparmio in tutte le sue forme; perché il risparmio è benessere sociale e libertà. La tutela del risparmio, è bene ricordarlo, è richiamata anche nel dettato costituzionale all’articolo 47.
Ma su un provvedimento sistemico il governo tace, tace l’IVASS, tacciono tutti. Noi Repubblicani no. Facendo un paragone pensiamo al fallimento di una banca. Nel caso del fallimento di una banca, i risparmiatori sono tutelati da due meccanismi. In primo luogo, esiste il fondo interbancario di tutela dei depositi; nato nel 1987 con un meccanismo di adesione volontaria e dal 2011 divenuto obbligatorio per gli istituti di credito. Questo fondo protegge i depositanti fino a un massimo di 100.000 euro. In secondo luogo risultano tutelati i risparmiatori che hanno investito il loro denaro in titoli terzi o fondi esterni all’istituto. La banca in quel caso è soltanto custode di quegli strumenti finanziari e pertanto in caso di fallimento non potranno essere in alcun modo liquidati per far fronte alle perdite della banca stessa. Quegli strumenti finanziari sono del risparmiatore e non possono essere toccati da nessuno: la banca li custodisce semplicemente.
Per le assicurazioni non esiste nulla di tutto questo. In caso di fallimento della compagnia assicurativa non esiste alcun paracadute per tutelare i risparmiatori: si perderebbe il proprio denaro. Lo stesso sottoscrittore di polizze unit linked, strumenti che investono in fondi esterni alla compagnia, in realtà non è titolare delle quote di quei fondi e pertanto in caso di fallimento anche lui perderebbe tutto. Questa situazione è anomala, vergognosa e assolutamente cogente.
Il caso Eurovita rende necessaria e urgente la creazione di un fondo di tutela per i sottoscrittori di polizze assicurative che li protegga in caso di fallimento della compagnia, perlomeno fino a 100.000 euro alla stregua del fondo di tutela dei depositi bancari. Cosa aspetta il governo?