“Ma sì, buttiamo gli avvocati nella Senna”. Luis Alexandre Berthier, 18 brumaio
Prima di ogni cosa vorremmo esprimere la nostra solidarietà umana al presidente del Consiglio Mario Draghi che con una formazione da uomo di banca non è avvezzo e mai lo potrà diventare a balletti come quelli inscenati in questi giorni. Draghi è stato chiamato al governo della Nazione da un arco di forze politiche parlamentari tra i più ampi della storia della Repubblica per rimediare ai guasti di due governi precedenti a guida Conte. Guasti tali da aver messo in ginocchio l’Italia.
Il lato più interessante di questa articolata vicenda politica è il motivo per il quale il partito di maggioranza relativa avesse congedato senza particolari ambasce e anche piuttosto rapidamente, la sua guida del governo, per appoggiare un profilo come quello del presidente della Bce. E lo fece pure con entusiasmo, Beppe Grillo disse “Draghi è uno di noi”. Il partito democratico invece subito si liberò del segretario che aveva dichiarato Conte insostituibile a Palazzo Chigi, mentre la Lega, che chiedeva le elezioni, tornò al governo con Sinistra Italiana, il partito di Speranza. Un miracolo di proporzioni inaudite. Persino la Santissima Chiesa, dovrebbe accorgersene e far accendere i ceri alla Madonna.
Il nome di questo miracolo è Draghi. Per la prima volta nella sua storia, l’Italia si dotava di un presidente del Consiglio da poter ostentare all’universo mondo, perché il ruolo svolto da Draghi alla Bce era stato riconosciuto come fondamentale in tutte le capitali occidentali e non solo. Questo suo prestigio personale, Draghi non ha mai aderito ad un partito in tutta la sua vita, è stato immediatamente evidenziato in ogni consesso internazionale. Solo la settimana scorsa riportavamo uno dei settimanali più sfacciatamente antiitaliani dagli anni ’70 del secolo scorso, il tedesco Spiegel che ora rendeva omaggio al talento di Draghi. Pochi giorni dopo si concludeva il G7 di cui Draghi era stato ispiratore e protagonista. L’Italia era riuscita ad ottenere un ruolo superiore a quello che effettivamente può esercitare causa Draghi, perché nessun leader europeo poteva eguagliarne la stoffa e solamente il presidente statunitense detiene una esperienza superiore, ma non altrettanto qualificata. L’Italia, è il caso di dirlo, ha un leader mondiale.
Purtroppo ci stavamo quasi per dimenticare dell’avvocato Conte il quale invece di essere congedato con tanti saluti, per spirito caritatevole di Grillo, si suppone, si è installato alla guida del movimento, cosa che è subito costata l’amicizia di Casaleggio, poi il crollo elettorale, infine la rottura con Di Maio.
Inutile dire che i nove punti programmatici posti da Conte all’attenzione di Draghi non li ha realizzati manco lui nei suoi governi di cui era all’epoca il socio di maggioranza. Figurarsi se può realizzarli un governo di solidarietà nazionale. La proposta politica di Conte è dunque di tornare ad un governo Conte, mai fosse in grado di funzionare, perché il problema è che già abbiamo visto come funziona preoccupati com’erano di chiudere in casa gli italiani. Sulle Alpi svizzere si sciava, sulle nostre no. Ecco il governo Conte con monopattini e monobanchi.
Il bello di tutto questo è che Conte oggi non ha nemmeno i voti per far cadere un governo, esattamente come non li aveva per tenerlo in piedi. La cosa più semplice è che Draghi, che tra l’altro ha appena ottenuta la fiducia dal Parlamento, vada avanti serenamente senza Conte, come sarebbe anche giusto. Sempre che disgustato Draghi non dica a tutti, scusate davvero ma ne ho piene le tasche e al punto a cui si è giunti sarebbe difficile fargliene un torto.