In un dibattito della campagna elettorale avremmo evitato di evocare la Brexit come “il bivio” che attende l’Italia. Innanzitutto, perché in quanto europeisti ancora siamo dispiaciuti dalle scelte compiute dal popolo inglese in quel referendum poi perché appunto l’europeismo è stato sconfitto. Se uno si accinge agli ultimi dieci giorni di campagna elettorale con la convinzione di aver già perso, tanto vale restare a casa. Nel confronto Letta Meloni tenuto sul sito del Corriere della Sera, bisogna apprezzare come l’onorevole Meloni abbia evitato di rivangare toni da piazza, tipo “la pacchia è finita”, per assumere un profilo più rispettoso delle istituzioni europee. Non c’è nessuno più sensibile dei repubblicani al motto mazziniano “Dio, Patria e Famiglia”. Fa piacere che lo si usi, perché non osta in nulla alla necessità di una unione politica europea, anzi l’agevola e furono proprio i rivoluzionari italiani e polacchi a dimostrarlo, guarda caso, nella loro comune ostilità all’impero russo. Saremmo persino inclini a pensare che l’amore non si regoli per legge dello Stato, ma sorvoliamo.
Voler superare i difetti delle istituzioni europee è cosa ben diversa dall’Italexit di Paragone ed il fantasma di Orban viene disinnescato nel momento nel quale Fratelli d’Italia sostiene con nitidezza esemplare tutti i provvedimenti occidentali in difesa dell’Ucraina. Orban ha fatto l’opposto. È molto più vicino ad Orban, chi sottolinea ad ogni occasione che non bisogna più mandare armi agli ucraini. Mai tornassero sui suv le milizie cecene di Kadyrov a sostituire i regolari russi fuggiti in biciletta, si sputi loro addosso.
La continuità dell’impegno internazionale del governo italiano, promessa dall’onorevole Meloni è pienamente soddisfacente. Sono le sue idee sulla realizzazione del programma a lasciare perplessi. È vero che l’onorevole Meloni non parla più di blocco navale nei confronti dell’immigrazione clandestina, una formula che presenta aspetti controproducenti e complessi. In compenso è ritornata sull’idea dell’accordo con i governi del nord Africa, a cominciare dalla Libia, dimenticando che la Libia non ha nessun governo. Per cui se l’onorevole Letta non saprebbe come affrontare il fenomeno migratorio, l’onorevole Meloni avanza una proposta impraticabile. Altresì, l’onorevole Meloni è apprezzabile quando spiega di non volere scostamenti di bilancio volti a pesare sulla speculazione e le future generazioni, non fosse che mentre lei si esercitava in questo sforzo razionale, il senatore Salvini chiedeva di mettere subito trenta miliardi sul tavolo a quel governo che egli stesso aveva sfiduciato. Figurarsi se Salvini non chiederà altrettanto ad un governo a cui avrò dato nuovamente la fiducia.
Non che l’onorevole Letta si trovi poi in una situazione molto migliore. Nella sua alleanza elettorale c’è chi contesta il Pnrr e persino la Nato, per non parlare che non si capisce nemmeno che cosa Bonelli pensi sulla crisi energetica. Il ministro Cingolani è stato molto chiaro a riguardo, scordatevi di colmare il fabbisogno italiano con le rinnovabili. Ma lo Schleswig Holstein vi riesce! Ma nello Schleswig Holstein tira il vento!
E meno male che Pd e Fratelli d’Italia hanno costituito delle coalizioni per offrire una qualche prospettiva di stabilità di governo, ovvero quella che proprio manca completamente all’interno di dette coalizioni. Allora non si capisce perché escludere soluzioni diverse se costituzionalmente compatibili. Letta ha detto che la Costituzione la legge spesso, ce ne compiacciamo. Si sarà quindi accorto anche lui che quali alambicchi elettorali si preparino, questa non prevede alcun vincolo di mandato.