All’indomani dell’incontro fra il presidente Trump ed il presidente Zelensky, si può dire che il piano di pace americano in Ucraina abbia bisogno di venir aggiornato. Lo sforzo della Casa Bianca di presentarsi come un terzo fra le parti conflittuali, non ha convinto il primo interlocutore a cui è stato sottoposto direttamente. In sostanza Trump si fida di Putin, cosa per Zelensky impossibile da accettare. Garantiti gli americani con terre rare e risorse energetiche del sottosuolo ucraino, non si capisce poi come si riceva sicurezza. Questa è la minestra offerta dalla nuova amministrazione statunitense? Tanto vale saltare dalla finestra, letteralmente.
Per dare giudizi su quanto visto e sentito, bisognerebbe anche conoscere il non detto pubblicamente, comprendere alcuni aspetti irrituali, il ritardo dell’incontro, come la presenza del vice presidente. Cioè, come sia stato possibile il parapiglia che si è scatenato nello studio ovale e magari anche i capi di abbigliamento indossati. Di certo, Zelensky ha espresso con chiarezza la sua idea della pace che non consente un compromesso al ribasso. Non si può dire all’Ucraina, rinuncia ai territori occupati e non entri nella Nato. Questo significa incentivare Putin a riprendere l’aggressione in un secondo tempo. Anche perché al Cremlino non è che sono proprio lì, smaniosi di rispettare l’Ucraina. Intanto hanno aumentato i bombardamenti, poi hanno fatto sapere di non volere peacekeeping europei. Se si manda l’Onu, l’Ucraina finisce come il Ruanda.
Il presidente Trump, da parte sua, vuole essere ricordato come colui che ha sancito la pace. Per vedere il suo ritratto esposto accanto a quello di Washington e Lincoln, che pure furono uomini di guerra, dovrà rivedere necessariamente l’impostazione politica seguita finora. Non è vero che Zelensky non ha carte da giocare. Zelensky ha un paese che combatte, se necessario a mani nude. C’è il precedente ceceno a incoraggiarlo. I ceceni senza nessun aiuto dichiarato, disprezzati dalla comunità internazionale, dimenticati dall’America di Clinton e Bush hanno combattuto nove anni prima di essere sconfitti e la Cecenia, con tutto il rispetto, è uno sputo per popolazione e superficie rispetto all’Ucraina. Oggi, anche grazie all’America, l’Ucraina è armata più di qualunque Stato europeo e con i suoi combattenti tiene testa ad un esercito otto volte più numeroso. Zelensky è arrivato a Washington mentre la fanteria corazzata di Kyiv riconquistava posizioni nel Donbass e ancora sta nel Kursk. Poi Trump ha solo compiuto un mese del suo primo mandato. Avrà tempo per riflettere sull’idea che sono gli affari a reggere il mondo. Sarebbe bello, ma non è proprio così. Tiene anche l’odio.
Naturalmente può essere benissimo che senza l’impegno americano comunque Zelensky sia condannato. Si prenda atto che preferisce essere morto che d’accordo con Putin. Gli europei per tre anni sono andati in pellegrinaggio da lui promettendogli mari e monti. Si facciano un bell’esame di coscienza. Se vogliono abbandonare l’Ucraina, l’Italia in testa, questo è il momento di scappare. Una figuraccia in più, una in meno. Altrimenti, se non vogliono mandare i soldati, per carità, i soldati sono buoni per le parate, organizzino i volontari, le brigate internazionali. Come in Spagna nel 1936.
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