Antropologie di pensiero e sentimenti di esistenza. Questo è in sintesi Romanzo Occidentale, il lavoro di Antonio De Simone su Paolo Volponi di cui abbiamo già discusso. Le opere dello scrittore urbinate rendono una “insocievolezza dell’umano” che ci fa chiedere: siamo ancora attori del nostro destino?
Una domanda che attraversa filosofia, letteratura, politica, storia. Spiega De Simone: «Nel nostro tempo il rapporto tra tempo della storia e pensiero della storia e tra Chronos, Kairos e Krisis, continua ineluttabilmente ad animare il dibattito contemporaneo dal momento che l’urgenza della contemporaneità non smette di bussare alla porta della storia e a inquietare le forme di vita dell’umanità vissute nella sua straordinaria e ineffabile avventura e contingenza, in un’epoca in cui la macchina del caos rende molto più difficile la comprensione dell’irrazionalità, l’imprevedibile futuro dell’umanità e se la storia abbia un senso».
Se ci si avventura nel viaggio al centro della storia, come ha scritto Remo Bodei, sono in pochi a scommetterci, salvo avere fede. Perché il turbinio caotico che la compone, l’indocilità dei fatti, la “liquidità” come si ama dire oggi, ci fa saltare tutti i nessi logici interni agli eventi, e quindi sembra che nessun universale possa stare lì a dare significato alle cose. Paolo Volponi ha restituito questo disordine, i suoi romanzi non hanno personaggi “perché nessuno agisce più come tale”, la realtà è “una palla infuocata in movimento”. Tutto, la politica, la comunicazione, è schiacciato in un registro, quello del presentismo, a cui tutto si sacrifica, l’ “orizzonte insuperabile della nostra contemporaneità”. Anzi, come osserva Herzog, non c’è un solo presente, ma un “mosaico di ghetti temporali” dove tutta al più ci sono i “vincenti della mondializzazione” che fanno sì che il loro presente abbia più presenza. Il resto è abisso che non consente storia o comprensione. Una inquietudine che De Simone sta raccontando attraverso autori emblematici in questi ultimi anni.
Agamben sostiene che è contemporaneo colui che percepisce il buio del suo tempo “come qualcosa che lo riguarda e non cessa di interpellarlo”. È contemporaneo chi “riceve in pieno viso il fascio di tenebra che proviene dal suo tempo”. Ripercorrendo i temi affrontati nell’originale esegesi della produzione di Volponi in Romanzo occidentale, nel centenario della nascita, Mauro Cascio dialogherà con Antonio De Simone, presso la Biblioteca didattica di Ateneo dell’Università di Macerata il prossimo 23 aprile alle 16. Presiede il confronto Daniela Gasparrini, modera Francesco Bernabucci.
Nella foto da sinistra a destra: Antonio De Simone, Mauro Cascio e Francesco Bernabucci