Il rapporto tra il partito comunista italiano e l’Unione sovietica è stato molto più intenso e continuativo di quello della democrazia cristiana con gli Stati Uniti d’America. La Dc restava un partito cattolico anche quando sosteneva le politiche statunitensi. Nella sua storia non si è mai identificata con un mondo prevalentemente protestante, dove i più importanti leader del ‘900 furono un quacchero e un anabattista. Il partito comunista anche quando contestava le scelte politiche di Mosca, riteneva di mantenere saldo il legame ideologico e culturale con quel regime. Tutto il mondo marxista leninista, critico o meno che fosse nei confronti dell’Unione sovietica, si riconosceva nella rivoluzione di ottobre quando il sentimento cattolico, passato attraverso vent’anni di fascismo, non ha mai compreso quella americana o i principi che l’hanno ispirata.
In Italia negli anni ’70 del secolo scorso nessuno che chiedesse un New Deal, al limite si voleva realizzare il socialismo. Craxi che in fondo era all’avanguardia della modernità, aveva come modello l’autonomia jugoslava. Un gruppo come “Lotta Continua”, a cui apparteneva felicemente l’attuale direttore del tg4 Paolo Liguori, pensava di poter fare come in Russia, magari mancava il supporto dell’esercito, ma si poteva rimediare. Liguori oggi è uno dei principali avversari delle sanzioni alla Russia e pure non è leghista e nemmeno è a libro paga dei russi. Liguori è davvero convinto di quello che dice, il suo è un riflesso pavloviano, per cui i russi hanno ragione e l’occidente torto. Con lui c’è chi nemmeno si accorge dell’agitazione del leader ceceno Kadyrov. Costui, fedelissimo di Putin, chiede una mobilitazione generale per incrementare l’ armata. Le sanzioni hanno colpito eccome, la Russia non ha sufficienti riserve da opporre alla controffensiva ucraina.
Sicuramente le sanzioni penalizzano il giro di affari correlato in Italia ed in Germania soprattutto, non potrebbe essere altrimenti. Ma il mercato occidentale è in grado di sopperire e ristrutturarsi ciclicamente, quello russo no. Il gas che vendono a noi non lo venderanno ai cinesi e comunque se i cinesi prenderanno un qualche quantitativo ulteriore di gas destinato all’Europa, lo faranno sottocosto. Per questo tanti oligarchi legati alle compagnie energetiche russe stanno morendo. Quelli che devono aver detto a Putin di fermarsi.
Gli occidentali che hanno mantenuto nonostante tutto rapporti amichevoli con Putin si sono preoccupati di comprendere se al Cremlino si sono pentiti di quanto fatto o se per lo meno abbiano compreso di aver commesso un errore. La Cina ha già voltato le spalle. Eppure, Putin non mostra nessun pentimento e nessun ripensamento. Al contrario, sembra intenzionato ad andare avanti sino alla catastrofe a cui si sta approssimando rapidamente. Che nessuno fra trent’anni ci dica Putin è stato imbrogliato, come Luciana Castellina, ospite la settimana scorsa in una trasmissione televisiva, ha detto di Gorbaciov. Gorbaciov sapeva leggere perfettamente la realtà economica e militare del suo paese e si è arreso senza combattere e senza condizioni dopo la sconfitta in Afghanistan. In questo modo riuscì per lo meno a salvare l’unità della federazione russa. Putin completamente incapace di comprendere la lezione in Ucraina sta mettendo a rischio persino quella.