Non abbiamo compreso esattamente la ragione per la quale lo scorso sabato sera la Sette abbia editato con la programmazione di Atlantide di Andrea Purgatori, le relazioni fra Hitler e Stalin, comunque ne va apprezzato il prodotto. È la prima volta che viene mandata in onda in prima serata, una ricostruzione esauriente, pur con qualche tratto discutibile, delle relazioni fra i due dittatori e dell’intreccio fatale che ha avvinghiato la storia europea nella prima metà del secolo scorso.
Il tratto fondamentale della trasmissione è dato dal riconoscimento dell’ammirazione genuina di Stalin nei confronti del leader nazista, esplicitata dalla notte dei “Lunghi coltelli”. L’eliminazione da parte di Hitler dei suoi rivali interni al partito, Ernst Rohm, su tutti, è qualcosa che colpisce profondamente la sensibilità omicida di Stalin. Atlantide si è soffermata su un particolare storiografico di grande importanza e sempre ignorato. Altrettanto rilevante l’evidenziazione di come il Gulag sia il modello esemplare di Hitler. In pratica il nazismo si costruisce sull’esperienza sovietica, e il comunismo apprende dal nazismo come il maestro dall’allievo. Un idillio che si concretizza nel 1939 con la spartizione della Polonia. Il pregio di Atlantide è la focalizzazione sugli anni precedenti, dove appunto Stalin simpatizza apertamente con Hitler a costo di scontrarsi con i dirigenti della sua cerchia, mentre Hitler opportunisticamente valuta le possibilità che gli si offrirebbero mai scivolasse verso un accordo. La trasmissione di Purgatori ricorda che Hitler chiese a Ribbentrop di controllare se mai le orecchie di Stalin fossero a punta, un dettaglio indice della paranoia razziale del Fuhrer. È comunque dimostrato dalla trasmissione che Hitler volesse solo ingannare Stalin causa la sua fanatica idea della superiorità ariana. Stalin invece era un autentico e sincero ammiratore di questo suo improbabile condiscepolo.
Se vogliamo trovare un difetto alla trasmissione di Purgatori è proprio nella reazione di Stalin all’invasione tedesca. Questa fu di un ben più lungo e profondo smarrimento, tale da rasentare il panico. Ci volle tempo e l’aiuto americano per riassorbirla e passare alla controffensiva, proprio perché Stalin si sentì tradito nell’intimo e nella prospettiva politica che si era dato fino a quel momento convintamente. Era l’alleanza con le democrazie che Stalin invece non riusciva proprio ad immaginare ed a cui si sottomise perché costretto.
L’unica vera lacuna del programma è invece relativa alla base teorica che legava socialismo e nazionalsocialismo quale era stata formulata esaurientemente da un giurista di fama quale Karl Schmitt nelle sue opere. Schmitt riteneva esaurita la fase del parlamentarismo e poneva il principio democratico nel cesarismo, ovvero in un singolo individuo capace di rappresentare e raccogliere gli umori del suo popolo. Sotto questo profilo Hitler e Stalin erano i due modelli indicati di successo per il futuro politico dell’Europa. Ad onore del vero Hitler, che pure odiava i partiti ed il parlamento quanto Stalin, si poneva la questione democratica. Al giornalista de “il Times”, che nel 1936 gli chiese se non si sentiva in imbarazzo a rivestire i panni di un dittatore, Hitler rispose di essere più democratico della sua regina. “Ogni giorno incontro migliaia di persone del mio popolo”. Qualità che in vero mancava affatto a Stalin il quale preferiva circondarsi di agenti della polizia segreta.
CCO