Il solito pazzo di sempre, Fouché Memorie su Bonaparte tornato dall’Elba
Napoleone Bonaparte nasce ad Ajaccio il 15 agosto del 1769. Mai la data fosse stata contraffatta anche di un solo anno, il ’68, come pure c’è chi sostiene con Chateaubriand, Napoleone sarebbe italiano a tutti gli effetti. In ogni caso Napoleone si consacra primo re d’Italia quando l’Italia era giusto un campo di conquista da stracciare a brandelli.
Un paese che vuole riscoprire il suo patriottismo deve ripercorrere le sue origini e fra poeti, santi e navigatori, Bonaparte fu il primo a estendere un sentimento di identità nazionale e di indipendenza fino allora presente solo in circoli molto ristretti. Prima di farsi re, fece una Repubblica la Cisalpina, con un governo di italiani di un qualche prestigio, Alessandro Volta era ministro, e gli diede pure una bandiera, il tricolore. Napoleone offre poi un modo di considerare la storia italiana nella sua correlazione con la Francia, che anche presenta aspetti controversi, non fosse che quando si cerca di allontanare l’Italia dalla Francia, come avvenne con Mussolini, gli esiti furono catastrofici.
In Italia, semplice espressione geografica, al tempo di Bonaparte ancora spadroneggiava la Chiesa. Napoleone fece arrestare il papa e questo dopo aver cacciato gli austriaci che trattavano gli italiani come paria. Napoleone gli italiani li fece cittadini a Milano, come a Roma e a Napoli. Poi i primi ad essere delusi e quasi subito, furono i repubblicani piemontesi. Bonaparte aveva già smesso da tempo di essere un rivoluzionario. Per di più appena mise insieme la sua corte di Mombello si comprese che nemmeno sarebbe rimasto repubblicano. Napoleone non era il più grande generale dell’epoca, ce ne sono almeno dieci del suo valore e persino superiori a lui, Hoche e Moreau sicuramente. E senza Lannes, Desaix e Murat, mai avremmo conosciuto il generale Bonaparte più di quanto conosciamo Pichegru. In compenso nessuno seppe usare la propaganda come il “piccolo caporale” che si destreggiava con la stampa, gli artisti e persino gli scienziati, come nessun altro. Il famoso quadro di David che lo ritrae su un cavallo bianco mentre varca le alpi? Nella realtà Napoleone seguiva l’armata a dorso di mulo e pure avvolto in una coperta. Massena sconfigge i russi in Svizzera e gli austriaci a Loano e pure nessuno se lo ricorda. Massena inviava al Direttorio un bollettino stringato di due righe, messo in rotta Suvarov, annientato Wunsther. Quelli, magliari quali erano, manco lo leggevano. Napoleone ingaggiava uno scontro a fuoco insignificante? Subito scriveva di suo pugno ai giornali di Parigi imprese di coraggio mirabolanti, dei proclami ai soldati, delle cariche alla baionetta, del rullo dei tamburi. I Direttori sapevano delle gesta di Napoleone dalla gente a teatro prima ancora che arrivassero loro i comunicati ufficiali. Questo fece tutta la differenza del mondo, tanto che gli inglesi nemmeno si accorsero che la vittoria di Nelson a Trafalgar cancellava quella di Napoleone ad Austerlitz. Nelson, scriveva ancora meno di Massena e in più riposava in fondo al mare. .
L’insieme dell’opera napoleonica per quanto appaia ancora oggi grandiosa resta del tutto discutibile. C’è un retrogusto piccolo borghese ed arrivistico, accanto al genio politico, che lascia lo studioso interdetto. Napoleone credeva di potersi imparentare tranquillamente con le case regnanti della vecchia Europa. Chiede la mano della sorella dello Zar, sposa una principessa della casa d’Asburgo. Non capisce, o più probabilmente, rifiuta di capire, che egli resterà sempre e comunque lo spettro incarnato della Rivoluzione a cavallo. Inutile che si cinga di paramenti sacri. Vorrebbe riesumare Carlo Magno e gli ridono dietro, come quando ripristina l’etichetta di corte alle Tuileries. Ci sono pagine divertentissime su tutti quei duchi e baroni soldatacci di strada, vissuti nelle bettole e cresciuti nelle stalle che scimmiottano principi di sangue con minimo tre secoli di nobiltà, disgustati dal trovarsi a contatto con tale plebaglia. Antistorica, la sua pretesa di poter isolare con un blocco continentale una grande potenza navale come l’Inghilterra, quasi che gli europei sarebbero stati disposti a coltivare barbabietole e rinunciare allo zucchero per la sua gloria. Penosi infine gli intrighi familiari che accompagnano tutte le sue imprese e quant’altro, dal momento che c’è sempre qualcuno che gli rimprovera qualcosa. Lui stesso poi era tormentato. Celebre la frase pronunciata ad Ermenonville su Rousseau, “forse il mondo sarebbe stato meglio se non fossimo nati lui, ed io”. Magari civettava, in cuor suo si sentiva l’erede di Rousseau, non di Cesare.
Solo lo strumento della propaganda raggiunse il suo effetto e se a Napoleone non importa proprio niente della libertà, basta che la vanità sia soddisfatta, è grazie a lui se l’idea di libertà prende piede in Italia. Lo testimonia il Foscolo. Umiliato dalla scelta di Campoformio, tornerà ad arruolarsi nella grande Armata ancora durante i cento giorni. Mazzini di famiglia giacobina, educato da uno zio colonnello dell’Armata d’Italia, appena giunse a Londra si recò sulla tomba di Foscolo. La componente bonapartista sarebbe stata decisiva nei moti insurrezionali italiani sotto la Restaurazione. Mentre a Garibaldi sarebbe servita la sfrontatezza ed il senso politico di un Bonaparte.
Napoleone non voleva il bene dell’Italia, voleva il profitto suo, quale che fosse. Tanto inseguiva il suo profitto da appoggiarsi interamente all’idea che l’Italia fosse un bene prioritario per lui, per la Francia, per l’Europa. Tanta importanza, quando l’Italia era solo disprezzata, almeno un giorno all’anno, ferragosto va benissimo, varrebbe la pena di rievocarla
Museo napoleonico Roma
Eccellente , condivido appieno le tue valutazioni sul “grande corso” genovese mancato per poco. Grazie, Piero