Spesso s’incontra il proprio destino nella via che s’era presa per evitarlo. Accade a dei genitori con un figlioletto di 4 anni in fin di vita per un tumore, si oppongono al tampone Covid per buonsenso: temevano che, se positivo, il piccolo fosse isolato in un reparto non attrezzato per curarsi prima del ‘terribile’ virus. Nel mondo alla rovescia la Procura li indaga per tentato omicidio, e la stampa si scatena come è abituata ormai a fare. C’è l’etichetta buona per tutte le stagioni: No Vax. Dentro ci puoi mettere quello che vuoi.
L’ultimo episodio è surreale, ci mancherebbe. Ma appare iconico, di quanto abbiamo vissuto in questi anni dove è sempre stato difficile equilibrare osservazioni e valutazioni sensate da sensazionalismi e pressapochismi. Ma questo ci meritiamo. La pubblicazione dei dati Istat sui morti del 2020 ha dato l’occasione a Walter Ricciardi (Walter Ricciardi, non Jean de La Fontaine) di fare su Avvenire le sue valutazioni (che per carità non si negano a nessuno, di questi tempi). Cosa ci dicono i dati? Che il Covid nei suoi anni di massima aggressività non è stato in Italia la malattia per la quale ci sono stati più morti (è al terzo posto dopo malattie circolatorie e tumori), e che c’è stato un aumento dei decessi, rispetto alle medie degli ultimi cinque anni, di circa il 12% (interessando in larga parte gli over 70). E questo a dispetto della confusione oggettiva (che Ricciardi bontà sua definisce ‘stucchevole’ ma non chiarisce) tra morti ‘per’ il Covid e morti ‘con’ il Covid. Nessun cenno ai danni economici, psicologici della follia chiusurista di Conte e Speranza, nessun cenno a valori e diritti ’sospesi’, nessun cenno alle cialtronate che non ricordiamo qui per pudore. No. Solo un’opportunità per imparare.
Caro Ricciardi, qua bisogna finalmente capire che se acqua alla gola c’è stata, nelle strutture ospedaliere, non è stato certo per i pericolosissimi No Vax. Più probabilmente il tanto temuto collasso lo si è rischiato per i tagli lineari alla sanità apportati dal 2015. I posti letto erano contati, il personale pure, i macchinari anche, le spese di gestione e di mantenimento delle strutture erano insufficienti, perché sono mancati, dalla politica, circa 37 miliardi. Oggi ne servono almeno 50, secondo il Sole 24 Ore, per avere un’incidenza media del Pil analoga agli altri Paesi europei. Bisognerebbe assumere 150.000 medici, tanti ne mancano. E di infermieri ne servono molti di più, quando la propensione a intraprendere la professione è un terzo degli altri Paesi. Uno può dire: vengono dall’estero. No. Va male anche qui. Perché entrano in Italia l’1% dei medici, contro il 10% (e a volte 30%) della media, e il 5% degli infermieri. I medici italiani, poi, guadagnano di meno dei colleghi europei del 6% (e gli infermieri il 40%). Ecco, caro Ricciardi, più o meno cosa bisogna fare senza etichette facili e senza retorica per scongiurare nuove tragedie. Oltre a una commissione d’inchiesta sulle vecchie.
Foto Epp Group | CC BY-ND 2.0