Pubblichiamo l’articolo dell’amico Lorenzo Tarquini del Pri di Roma inviatoci sull’esito delle elezioni Regionali
“A due settimane dalla chiusura delle elezioni regionali per la presidenza delle regioni Lazio e Lombardia, torno in merito alla questione con diverse considerazioni e riflessioni . Le elezioni, nelle due rispettive regioni, hanno avuto un duplice significato, venendo difatti da due scenari che potremmo definire diametralmente opposti. Differenza emersa, ahinoi, durante il tragico periodo della pandemia e che ha riguardato con un focus particolare il settore della sanità pubblica. Mentre nella regione Lombardia il sovraccarico dei ricoveri e delle emergenze sanitarie ha gravato e aggravato il sistema della regione, nel Lazio, seppur con discreti problemi, abbiamo assistito ad una macchina pubblica in grado di rispondere egregiamente ad un problema di dimensioni planetarie, con piccoli successi già dai primi mesi dello sviluppo della pandemia (mi riferisco in particolare alle ricercatrici dello Spallanzani, Maria Rosaria Capobianchi, Francesca Colavita e Concetta Castilletti prime nel mondo ad aver isolato il coronavirus), segnale forte di una politica a livello regionale che per un decennio, seppur con diverse criticità, ha dato una linea ben decisa e di carattere, capace di raccogliere ottimi risultati.
A candidarsi come erede, a seguito delle dimissioni di Zingaretti, troviamo Alessio D’Amato, dal 2013 Responsabile della Cabina di Regia della Sanità della Regione Lazio, che raccoglie il testimone dell’ex presidente e confidando negli ottimi risultati ottenuti, costituisce una squadra organizzata in 7 liste includendo la maggior parte dei partiti di sinistra (PD incluso), i costituenti del Terzo Polo di Calenda e Italia Viva e soprattutto noi Repubblicani, specificamente nelle figure di Monia Ricci, candidata per Frosinone e Michele Polini, segretario dell’Unione Romana, candidato a Roma e provincia.
Il motivo di questo articolo nasce da qui, da un’analisi a posteriori di una vicenda politica che ha visto partecipe il nostro Partito, che si trova in lenta rifondazione, scisso sulla scelta politica da percorrere, dove l’immagine e l’indirizzo politico nazionale ha vacillato di fronte ad alcune decisioni, ma dove sono emerse par contre personalità che hanno fatto una scelta di carattere qualitativo ed identitario. Se in Lombardia ci si è schierati con Fontana, dato per favorito, stravolgendo il volto storico del Partito senza una scelta condivisa a monte, nel Lazio invece la decisione ha radici più profonde e vede in campo personalità che hanno accettato una sfida, e nonostante le statistiche sfavorevoli per la lista civica D’Amato, la scelta fatta ha un significato forte e valorizza le personalità in gioco, memori di un recente passato di buona politica come pocanzi specificato. La figura del segretario dell’Unione Romana, Michele Polini, svolge un ruolo chiave nella lettura del percorso politico intrapreso a partire dai punti programmatici scelti per questa campagna elettorale: difatti a seguito di una decennale competenza professionale nel settore dell’economia circolare, impianti trattamento Raee e dei rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche a L’Aquila (fra i primi in Europa), nonché direttore finanziario di Accord Phoenix e membro del cda, la sua candidatura ha fatto si che un punto del programma che si occupava esclusivamente di questo tema fosse uno dei suoi obiettivi principali di attività politica, argomento più volte affrontato sia negli incontri politici svolti che nell’interviste avute in merito (da segnalare in particolare la puntata di “come siamo” di Pier Paolo Segneri a ElleRadio) . Ma al di là delle questioni puntuali e specifiche, ciò che si evince è che il merito e la competenza sono le keywords di riferimento per definire le scelte politiche dei repubblicani romani che preferiscono avere uno schieramento identitario, di memoria storica, costruendo piano piano un percorso politico di successo, rispetto a fare scelte poco condivise condannandosi all’anonimato seppur partecipando a coalizioni vincenti. Michele Polini sta traguardando un ritrovato modo di fare politica dei repubblicani, in un terreno assai scomodo come quello della Capitale, che vede la presenza sul campo e la propria competenza la base significativa della propria attività politica, varcando implicitamente quel “crossroads”, come si direbbe nel delta del mississippi, quel bivio di fronte al quale da diversi anni il nostro partito si è arrestato e che trova nei risultati sul campo e nei voti personali ottenuti un suggerimento per il futuro del Partito. I numeri parlano di una campagna elettorale autofinanziata, organizzata in pochi giorni e di un risultato che vede Michele Polini posizionarsi in ottima posizione per voti ottenuti nella lista dei consiglieri presentati. Purtroppo l’esito delle votazioni è un riverbero degli esiti nazionali, soprattutto data la forte credibilità che il Centro Destra ha, soprattutto associato alla figura di Giorgia Meloni (da segnalare come tutta la campagna elettorale della coalizione di Centro Destra si è strutturata non sui volti e nomi dei candidati ma sul nome di lista dell’attuale presidente del Comsiglio). Nonostante ciò, guardando il bicchiere mezzo pieno, i risultati della Lista Civica sono ottimi e lasciano traguardare un futuro roseo di ricostruzione, soprattutto per il nostro Partito.
La lista nel Lazio non ha vinto dunque, ma i Repubblicani si! Come direbbe Appio Claudio Cieco nelle sue Sententiae : “Homo Faber Fortunae Suae”.