Il trattato di Dublino concernente la regolamentazione delle domande di asilo è stato firmato nel 2001 da un governo Berlusconi a cui appartenevano le stesse forze politiche, o le loro eredi dirette e, in diversi casi, gli stessi ministri dell’attuale maggioranza. La coscienza della coalizione di centrodestra di aver sottoscritto quel trattato è tale che lo stesso presidente Berlusconi nel 2018 lo imputò a Renzi all’epoca 24enne con belle speranze nel suo incarico di segretario provinciale del partito popolare di Firenze . Per quanto i trattati possano essere criticati e discussi, è buona creanza all’interno dell’Unione europea, per lo meno che vengano rispettati. Per cui quello che Francia e Germania, rimproverano all’Italia è che prima di lanciare i piani Mattei, gli appelli all’Onu, gli accordi con la Tunisia, dovrebbe preoccuparsi di adempiere agli obblighi di Dublino.
Perché Berlusconi, anche se probabilmente senza nemmeno accorgersene, firmò un simile trattato che avrebbe potuto far pesare il carico dei migranti principalmente sull’Italia? Perché gli altri paesi assolvevano a compiti di accoglienza dei migranti fin dall’immediato secondo dopoguerra, quando l’Italia era da ricostruire completamente. Per cui se dal 2001 in avanti si sarebbe trattato di accogliere anche due milioni di persone, l’Italia si poteva ritenere fosse in grado. E perché Francia e Germania ci rimproverano oggi di non assolvere al trattato in questione? Perché non comprendono le nostre recriminazioni. Lo stesso salvataggio dei migranti in mare è previsto dalle direttive europee, oltre che dai comuni sentimenti umanitari, e di conseguenza vi sono Stati che finanziano le ong impegnate in questa funzione. Nulla che l’Italia non sappia. Mentre l’Europa non ha mai discusso una qualche ipotesi di blocco navale. Piuttosto il ministro italiano che invece, a torto o a ragione, impedì di far sbarcare dei clandestini nei nostri porti, è finito sotto processo, e per la verità ci sarebbe da chiedersi perché con lui non ci sia finito l’intero governo di cui faceva parte, presidente del consiglio incaricato in testa.
L’idiosincrasia tutta italiana ad ottemperare i trattati sottoscritti, provoca una forma di diffidenza degli altri Stati nei confronti del nostro. A questo punto sperare nella diplomazia servirà a poco. Piuttosto bisogna prestare molta attenzione alla visita del pontefice a Marsiglia. Mai il governo italiano venisse considerato inaffidabile, lo Stato pontificio potrebbe tornare ad essere interlocutore politico di riferimento delle capitali europee. Come era durante la situazione preunitaria, dove pure esisteva un Regno di Sardegna, cioè il principale promotore dell’Unità nazionale, quando lo Stato pontificio non lo era affatto. E’ vero che già c’è lo Stato unitario, ma questo appare sempre più screditato e con una riforma delle autonomie abborracciata, rischierebbe pure di dissolversi.
Un simpatico video del salone della Nautica di Genova, mostra il presidente del consiglio,” la premier”, come si usa, non si comprende su che base costituzionale, chiamarla, simula la guida di un motoscafo. Devo andare dritta? Sempre dritta? Ma che c’è un muro? Non capisco perchè se vado dritta questo gira. Uhuuuh, Oddio! Mi sono capottata! Certi leggeri passatempi propri dell’infanzia divertono moltissimo e a volte si rivelano profetici.
foto Museo nazionale del Risorgimento italiano di Torino