Ha suscitato molte reazioni il convegno ‘Infrastrutture e collegamenti, nuova sfida della Romagna per lo sviluppo del Paese’ che la Federazione regionale dell’Emilia-Romagna ha organizzato a Forlì. A tenere banco sono state soprattutto le parole dell’assessore regionale alle reti delle infrastrutture Andrea Corsini (Pd) che, a proposito della presenza di due aeroporti a poche decine di chilometri di distanza, ha auspicato che non ci siano sovrapposizioni, che il ‘Ridolfi’ di Forlì sviluppi il trasporto merci anche in collegamento con il porto di Ravenna. Questo ha provocato un vivace reazione di Andrea Gilardi, direttore generale di Forlì Airport, che ha dichiarato al Resto del Carlino che i piani di sviluppo dell’aeroporto forlivese, già comunicati all’Enac, hanno un diverso orientamento. Legacoop Romagna, invece, ha valutato positivamente la strategia integrata di sviluppo delle infrastrutture, aeroporti e non solo, indicata dall’assessore regionale Andrea Corsini.
Sull’argomento abbiamo chiesto un commento a Eugenio Fusignani, segretario regionale del Pri.
Il PRI da sempre ha nei suoi programmi un’attenzione forte al tema delle infrastrutture e dei collegamenti. Non solo come necessità di avere sistemi di collegamenti sicuri ed efficaci, ma anche per la convinzione che lo sviluppo complessivo della Romagna e più in genarle della regione passi da politiche che prevedano adeguate connessioni tra i territori.
Il tema dell’infrastrutture dei collegamenti è un tema storico per la Romagna a partire dall’isolamento di Ravenna che col porto, ma anche con la sua anima industriale, rappresenta un vero e proprio volano per le prospettive di tutto il bacino romagnolo.
Pur nella convinzione che la regione debba continuare ad essere unica (e ci mancherebbero le tentazioni secessioniste) è innegabile che la Romagna sia una realtà a sé stante e che dal suo sviluppo dipenda molto della crescita della regione e, in generale, del Paese.
La Romagna ha il porto di Ravenna, l’aeroporto di Forlì, l’interporto di Cesena e il polo Fieristico di Rimini. Le tre province che la compongono disegnano una delle aree più invidiabili d’Italia. Il benessere che si trova nelle nostre zone è un benessere diffuso che viene un po’ dalla genìa delle nostre genti, genti abituate al lavoro al sacrificio a fare di tutto da sé per migliorare le proprie condizioni migliorando il contesto nel quale si vive.
Qui c’è una delle più fiorenti industrie turistiche del mondo, nata nel dopoguerra sviluppatosi costantemente fino a raggiungere dei livelli altissimi: c’è un forte tessuto artigianale e di piccole e medie imprese; c’è una vocazione agricola e ortofrutticola di grande rilevanza; c’è un polo industriale ed energetico tra i più importanti d’Europa; il tutto in un contesto ambientale di straordinaria bellezza.
E uno dei miracoli di queste terre è il saper tenere insieme economie distanti, integrandole con l’economia turistica, tutte insieme, inserite senza conflitti insanabili col contesto naturalistico.
Tutto questo non può non essere ricondotto alla necessità di avere infrastrutture e collegamenti adeguati perché siamo convinti che in questo risieda tutto il senso dello sviluppo e della competitività delle nostre realtà. Tanto più oggi che, coi lavori dell’Hub portuale che contempla anche lo sviluppo di strade e ferrovia a supporto della circolazione delle merci. Lavori che incrementeranno i traffici, a partire dai container con il nuovo terminal in penisola Trattaroli, e renderanno ancor più pregnante il tema del convegno odierno.
Tutto questo dovrà vedere sempre più al centro della programmazione la necessità di avere collegamenti efficaci con infrastrutture adeguate che mettano in relazione il triangolo Ravenna, Forlì, Cesena e questo a sud con Rimini e a nord con Ferrara.
Se fino a qualche anno fa poteva sembrare velleitario sostenere la presenza dell’aeroporto di Forlì, oggi coi nuovi scenari non solo non è campanilistico sostenerlo ma diviene indispensabile per le dinamiche delle relazioni economiche. Non solo come costola del non più ampliabile aeroporto di Bologna, ma anche come supporto alla crocieristica per il turismo del nord America, dopo la scelta di Royal Caribbean International di avere base Ravenna. Va da sé che questo porta subito alla necessità di avere un collegamento Ravenna-Forlì veloce e sicuro che non può essere garantito dalla ‘Ravegnana’. E l’aumento dei traffici merci, specie i container anche con le nuove banchine del terminal in penisola Trattaroli, compresi i refrigerati per la produzione ortofrutticola di Cesena, determinerà la necessità di mettere in relazione le realtà richiamate anche con adeguate infrastrutture ferroviarie che colleghino Ravenna a Cesena e da questa raccordarsi con la linea per Bologna.
In tutto questo resta come convitato di pietra quella E-55 della quale si parla da oltre 40 anni, apparendo e scomparendo dai documenti di programmazione. Un collegamento viario del porto di Ravenna (ma in generale della Romagna) con il centro Italia e con il nord est per superare l’inadeguatezza della E-45 e della Romea, totalmente superate rispetto agli attuali flussi di traffico di merci e persone, non servirebbe solo a Ravenna e alla Romagna, ma sarebbe utile per le prospettive dell’intero sistema-paese.
Parlare di collegamenti, in particolare questi collegamenti, significa essere consapevoli della ricchezza che genera una circolazione efficiente di persone e merci, del valore aggiunto per il territorio e del contributo indiscutibile alla crescita del Pil locale come garanzia di crescita di quelli nazionale. È infatti indiscutibile che un sistema logistico e di collegamenti efficiente produca ricchezza per il territorio, valorizzazione delle aree, crescita occupazionale, visibilità, impatto ambientale non significativo; di contro un sistema inefficiente e inadeguato genera danni e costi sociali non accettabili perché la Romagna e le sue aree produttive devono svilupparsi secondo modelli di fruizione efficienti con collegamenti che garantiscano una competitività sostenibile, ma rispettosa degli equilibri economici e produttivi.
Per questo come Pri sollecitiamo maggior attenzione della politica su questi temi, magari invitando la Regione ad intensificare le azioni che l’assessore Corsini ha già rivolto alla Romagna, e al Governo di attuare una politica di infrastrutture che non può sintetizzarsi negli 11 miliardi di euro per il ponte sullo Stretto; cioè per un’opera utile in prospettiva ma non necessaria nell’attuale.
E allora poniamo al centro dell’attenzione e proponiamo:
• collegamenti stradali tra i vertici di un triangolo composta da Forlì, Cesena e Ravenna, con la realizzazione di una nuova SP 254 Cervese che dal casello A-14 di Forlì, evitando i paesi, si attesti a Casemurate con l’E-55 collegando velocemente Forlì e Ravenna proseguendo poi verso Cervia, sempre con un nuovo tratto che eviti le saline per confluire sulla SS 16. In questo scenario le attuali Ravegnana e Cervese resterebbero quasi esclusivamente fruite da un traffico locale con evidenti benefici sulla quantità e qualità dei veicoli e con evidenti ricadute sia sulla sicurezza sia sulla tutela ambientale;
• collegamenti ferroviari all’interno del porto per lo smistamento in tempo reale delle merci e fuori porto per il rapido trasferimento di persone e merci verso lo snodo ferroviario di Bologna e gli interporti regionali con un collegamento anche AV con Cesena in fregio alla E-55 che colleghi il porto e la città con la linea Rimini-Bologna;
• sviluppo della logistica, anche con le nuove ZLS previste con lungimiranza dalla Regione Emilia-Romagna, che, insieme all’approfondimento di fondali e le nuove banchine renderebbero ancor più attrattivo il porto di Ravenna, che è il porto della regione, anche per le imprese del nord regione e in generale del nord del Paese;
• del potenziamento delle strade di accesso al porto per favorire la movimentazione di merci ed il trasferimento dei crocieristi pensando a razionalizzare i varchi di accesso per efficientare la circolazione delle merci;
• potenziamento dell’aeroporto di Forlì, anche come supporto al già saturo e non più ampliabile aeroporto bolognese, come scalo della Romagna sostenibile in funzione turistica e commerciale con le nuove opportunità merci e passeggeri del rinnovato scalo portuale di Ravenna. Le libere scelte imprenditoriali si svilupperebbero in una logica di convivenza con Rimini, il cui aeroporto non potrebbe essere fruibile per gli scopi suddetti e che va mantenuto valorizzandone le sue specifiche peculiarità;
• mini E-55 o nuova Romea per collegare su gomma lo scalo portuale col nord Europa agevolando i collegamenti con Ferrara e con Venezia.
I benefici che i lavori portuali avranno sul prevedibile sviluppo esponenziale del porto, rischiano di essere vanificati proprio dalla mancanza di adeguati collegamenti e adeguate infrastrutture stradali e ferroviarie in grado di garantire una competitività non solo delle imprese ma in generale del sistema-Romagna.
E allora occorre volontà di superare anche le contrarietà dettate da impostazioni ideologiche e da suggestioni non rispondenti alla realtà delle cose, e cominciare a ragionare seriamente di cosa si può fare per migliorare la competitività di un sistema di collegamenti che significa anche migliorare la qualità del territorio. Infatti, abbiamo visto nel maggio scorso che cosa significhi anche sul piano della sicurezza avere un territorio non adeguatamente manutentato e che va ridisegnato sulla base delle nuove emergenze anche per quello che riguarda collegamenti moderni ed efficaci sia nel garantire le relazioni nella quotidianità, sia nel garantire soccorsi certi e sicuri in caso di calamità.
Il Pri si farà quindi sostenitore di tutte le iniziative infrastrutturali alla circolazione rapida e non invasiva di merci e persone, con la consapevolezza che la combinazione di modalità di trasporto differenti, rappresenti il giusto mezzo per abbattere il peso economico di scelte logistiche superate, nonché lo strumento più opportuno per migliorare la qualità della vita, il rispetto dell’ambiente e l’accessibilità dei nostri luoghi di interesse storico, culturale e produttivo che diversamente rischierebbero il definitivo isolamento.
La Regione ha un ruolo importante affinché il porto di Ravenna diventi realmente il porto dell’Emilia-Romagna, con suo ruolo per il comparto ceramico emiliano e agroalimentare per gli allevamenti della filiera del parmigiano-reggiano.
I collegamenti oltre che essere progettati, vanno finanziati e realizzati. L’obiettivo che i Repubblicani pongono sul Porto è quello che per il 2030:
• siano completati i lavori escavo dei fondali,
• sia realizzato il By Pass,
• si concretizzi il collegamento a nord attraverso la nuova Reale che colleghi velocemente Ravenna a Ferrara e quindi Venezia.
Come Repubblicani esprimiamo un giudizio positivo sull’intesa raggiunta qualche anno fa tra Regione Emilia-Romagna e Governo a favore del progetto per creare un’alternativa all’attuale statale Romea: il nostro territorio non può più aspettare. L’auspicio, quindi, è che la ‘mini E-55′ o Nuova Romea diventi al più presto un’opera non solo progettata, ma cantierabile e cantierata.
Riteniamo infine che vadano monitorate le situazioni ove la sicurezza stradale è a rischio e messe in cantiere le opere e, per questo, sollecitiamo anche da questo convegno le amministrazioni competenti (ANAS, Regione, ecc.) affinché realizzino quanto di loro competenza.