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Se Dio decidesse di illuminare la Russia, la pasqua di Bergoglio

Riccardo Bruno di Riccardo Bruno
10 Aprile 2023
in L'editoriale
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Anche se alcuni siti di informazione, o magari l’ufficio stampa della Curia, si sono preoccupati di scrivere subito che il papa avrebbe chiesto durante la pasqua di illuminare i popoli russi e ucraini, che per la verità sono lo stesso popolo, tutti hanno ascoltato benissimo le parole di Bergoglio. Egli ha detto precisamente rivolgendosi al Signore, “Dio, aiuta il popolo ucraino nel cammino verso la pace ed effondi la luce sul popolo russo”. In tutta la storia della Chiesa sono queste le migliori parole di un pontefice, in quanto il popolo russo è uno dei pochi a non aver conosciuto affatto l’illuminismo. In Russia non è mai esistita la libera circolazione delle idee e nemmeno mai la libera stampa, perché anche quando si imboccò la famosa glasnost, non c’era una sufficiente preparazione culturale per farla, il dissenso negletto venne ammesso, ma il potere rimase nelle riadattate strutture del dissolto partito. Queste fecero l’unica cosa che sapevano fare, ovvero chiusero appena possibile tutte le maglie apertesi con il crollo del regime. Praticamente, il tempo di passare da Eltsin a Putin. Lo stesso fenomeno si è consumato durante lo zarismo nei secoli precedenti. Era tale l’arretratezza sociale della Russia che Caterina nata ed istruita in Pomerania cercò subito di dare un profilo riformatore al suo governo. Appena scoppiata la Rivoluzione in Francia, Caterina divenne il campione del più bieco dispotismo. Altrettanto fece Alessandro primo. Tanto era rimasto ammirato da Napoleone che si rifugiò nel misticismo e nel misticismo si concluse l’epopea zarista con l’ultima famiglia imperiale. Anche Nicola aveva promesso le riforme nel 1905, salvo poi preferire Rasputin a Stolypin. Quanto al comunismo sovietico, quello fu più oscurantista di tutti gli zar russi messi insieme. Appena si convinse della Nep per salvarsi economicamente, subito decise che era meglio fucilare tutti i neppisti.

L’illuminazione del popolo russo sembrerebbe davvero di là da venire. Si tratterebbe insomma di comprendere finalmente quanto sia anacronistico il proprio ruolo nella storia dove pure si sono via via esaurite tutte le formule di prevaricazione nazionalista tanto da imparare a rispettare l’indipendenza dei diversi Stati. Solo a dirla sembra impossibile. Eppure è questa l’autentica condizione per la pace, la promessa repubblicana di Kant, il più grande illuminista dell’umanità, la formulò quasi tre secoli orsono, con “la pace perpetua”. Si capisce poi la posizione della Santa Sede, ovvero quella di una rigorosa neutralità, utile ad un possibile punto di caduta del conflitto, tanto che non ci siamo mai permessi di chiedere alla Chiesa di schierarsi, nonostante il peso del suo magistero morale. Piuttosto chiediamo a l’Avvenire il quotidiano dei vescovi, di limare la sua antipatia per gli Stati uniti d’America, e questa è davvero un’impresa visto che su quel giornale periodicamente leggiamo che l’olocausto c’è stato anche in America contro le tribù indiane che ti arrostivano la famiglia se mai ti trovavi su un territorio tanto ampio che i loro cavali percorrevano interamente in tre mesi. Senza contare che i coloni bianchi erano migranti anche quelli e in genere per fuggire proprio alla Chiesa cattolica.

Se oggi siamo arrivati ad un papa che chiede l’illuminismo, sia resa gloria a Dio. Vuol dire che davvero siamo andati oltre alla pazienza celeste che contraddistingue la diplomazia vaticana. Putin dopo più di un anno ha fallito tutti gli obiettivi annunciati, quelli militari come quelli strategici, ricordate l’occidente che sarebbe rimasto al freddo e affamato. Ciononostante invece di prenderne atto e prepararsi a risalire la china di una crisi economica che già si è abbattuta sul suo paese, eccolo pronto a minacciare la guerra nucleare. Cosa può dire il papa davanti ad un tale fantasma? Se la Russia avesse un pazzo forsennato uscito dal manicomio alla guida del Cremlino, sarebbe capace di mostrare maggior buon senso. Nemmeno trentamila morti per conquistare una cittadina insignificante della cartina geografica, hanno scrostato la determinazione del governo russo. Mandiamone altri trentamila. Putin sembra il delirante giocatore di Dostoevskij che dissipa tutte le sue fiches in attesa di un colpo di fortuna. A questo punto è più facile che gli arrivi un colpo in testa dal momento che persino un capo della Chiesa ha invocato l’illuminismo. Anche il principale nemico della Chiesa appare preferibile agli occhi del papa, piuttosto che continuare ad assistere ad un tale sperpero di vite umane.

Tags: AvvenireBergoglio
Riccardo Bruno

Riccardo Bruno

Riccardo Bruno si è laureato in Storia della Filosofia presso l'Università di Roma La Sapienza nel 1988. Dal 1987 al 1989 collabora all'Ufficio esteri del PRI diretto dall'onorevole Vittorio Olcese. Dal 1994 è capo ufficio stampa del PRI, dal 1995 giornalista professionista iscritto alla stampa parlamentare. Nel 1999 è capo redattore de La Voce Repubblicana. È stato poi editorialista per il Foglio di Giuliano Ferrara e l'Indipendente di Vittorio Feltri. Dal 2019 è prima vice direttore de La Voce Repubblicana e poi direttore politico

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