Di tutte le accuse che si possono rivolgere all’avvocato Conte, quella di essere un fedele di Trump appare davvero la più bizzarra. È un miracolo che chi ha fatto prima un bilaterale con la Cina, poi ha fatto sbarcare l’esercito russo in Italia, abbia mantenuto un filo con la Casa Bianca. Il fatto che un ex presidente statunitense si preoccupi delle sue sorti elettorali, va a merito di Conte.
Per il resto Trump non era la versione alternativa di Clinton, intento alla nascita di un partito democratico mondiale al punto di imbarcare anche Veltroni. Trump voleva “l’America prima”, ed il resto dopo per cui non si comprende quale fedeltà potesse mai offrirgli Conte o qualsiasi altro per un simile proposito.
A maggior ragione non si capisce con la querela al quotidiano la reazione leguleia dell’avvocato Conte. Egli sembra così mostrare qualche nervo di troppo scoperto. Può anche essere che i colleghi de La Repubblica ostentassero una qualche malizia nei suoi confronti, ma insomma siamo pur sempre in campagna elettorale. Una lettera di smentita al Direttore Molinari, bastava ed avanzava. Per lo meno noi gli avremmo creduto volentieri e Conte avrebbe fatto una miglior figura.
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