Piena solidarietà al quotidiano La Repubblica ed al suo vice direttore Stefano Cappellini, accusato di voler sabotare la manifestazione indetta a Roma quest’oggi. Disgraziatamente ciascuno dispone della sensibilità democratica che ritiene opportuna. Un esponente del partito che ha convocato l’appuntamento del 5 aprile, ha detto in aula alla Camera che anche Hitler era democratico. Se lo era Hitler, lo sarà pure Cappellini. che non ha responsabilità nella notte dei lunghi coltelli. E Cappellini è pur libero di pensare quello che gli pare e persino di ridere, se gli scoppia da ridere, durante una trasmissione televisiva. Cappellini era già stato insultato in diretta da uno dei promotori di questa bella manifestazione. Un conto è scontrarsi fra opinionisti. come tra soggetti politici, la libera dialettica nell’epoca del talk show. Cosa completamente diversa vedere un capo di un partito puntare il ditino su un collega giornalista e farlo perché il collega è reo di aver scritto su un quotidiano indipendente, quello che ritiene più opportuno. Questa non è più dialettica, scusate. Questa è un’intimidazione.
Gli argomenti di Cappellini che hanno tanto disturbato gli organizzatori della piazza, sono stati sostanzialmente due. Il primo è che coloro che vi hanno aderito sono principalmente gli stessi che hanno sempre ripetuto gli argomenti del Cremlino dal giorno prima dell’invasione all’Ucraina. Per l’appunto dicevano che questa mai ci sarebbe stata. Il secondo è che ora l’America ha avviato la famosa trattativa con Putin, quella che proprio gli stessi pacifisti richiedevano. E pure Putin continua a bombardare l’Ucraina con più lena. Quale sarebbe il sabotaggio, allora? Pensarla diversa dal professor Orsini e da Travaglio? Bè, ci dovrebbe essere un limite a tutto e questo limite è stato superato da tempo, tanto che adesso ne abbiamo anche avuto la piena dimostrazione con le accuse a Cappellini.
Nel merito, nessuna obiezione, per carità, agli organizzatori della manifestazione per la pace. Quali che siano le loro motivazioni e le loro inclinazioni, l’idea della pace va sempre pienamente rispettata, anche senza aggettivi. Lo stesso concetto di pace “giusta”, è già una posizione politica, non propriamente pacifista, per cui nessuno può pretendere venga accolta dagli amanti della pace pura ed assoluta. Una sola osservazione a margine. In tre anni di guerra tutti questi pacifisti in piazza oggi, non avevano mai sentito il bisogno di fare una qualsivoglia manifestazione per la pace. Hanno atteso che l’Europa ponesse il tema del riarmo. In pratica, nessuno di costoro ha avvertito l’impellente bisogno di difendere la pace quando i russi la violavano. Invece eccoli pronti a difenderla appena l’Europa questa pace tombale potrebbe violarla un domani. Il modesto giudizio è che questo non è propriamente degno di un sincero pacifista, il quale dovrebbe esserlo sempre, sia quando l’America invade l’Iraq, che quando la Russia l’Ucraina, e ovviamente, quando l’Europa spende in armi. Due volte su tre è ammirevole, non sufficiente. Sovviene il dubbio che oggi non si scenda in piazza per la pace, ma solo contro l’occidente e anche quando la prima nazione dell’occidente, l’America, cerca di farla davvero la pace, persino una pace qualunque, non necessariamente quella “giusta”, quella che andrebbe fatta sul cadavere di Putin.
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