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State tranquilli che le sanzioni contro la Russia servono eccome

Riccardo Bruno di Riccardo Bruno
3 Settembre 2022
in L'editoriale
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Sono molto diverse fra loro affermazioni come “le sanzioni non funzionano”, o la Russia “regge meglio del previsto alle sanzioni”. Tutto dipende dalle proprie capacità di previsione e di distinzione dal proprio desiderio. Ieri sera il senatore Salvini si è presentato a rete 4 per un soliloquio di 40 minuti in cui mostrava, per la verità la vedeva solo lui, una tabella dello Fmi per la quale le sanzioni penalizzerebbero l’Europa non la Russia. Poi Salvini ha citato l’Economist, ma vi sono anche altri giornali, che muovono più o diversi dubbi.  Per quello che sappiamo e possiamo dimostrare il Fondo Monetario Internazionale, la Banca Mondiale, l’Agenzia Internazionale per l’Energia e la stessa Banca Centrale Russa, sono convinte che le sanzioni occidentali incidano eccome.

L’agenzia statistica russa Rosstat ha constatato che l’economia russa si è indebolita nel secondo trimestre del 2022, con un calo del 4,9% su base annua. L’Arabia Saudita, in confronto, è cresciuta nel secondo trimestre del 2022 dell’11,8% . Secondo Sberbank, una banca russa con un volume di affari piuttosto importante, potrebbero essere necessari anche dieci anni per riportare il Pil russo al livello del 2021. Ci sono intere file di dati consimili facilmente verificabili anche dal senatore Salvini se ha voglia di fare un minimo sforzo.

Ovviamente se poi uno riteneva che tanto sarebbe bastato per fermare la guerra in Ucraina, questo era sbagliato. Anche se era la Russia che avrebbe dovuto annettere l’Ucraina in un solo boccone, mentre nessuno ha mai fatto previsioni su quando invece la Russia sarebbe crollata. Fonti ucraine sostengono che la guerra potrebbe durare anni. Notiamo soltanto che dall’offensiva irrefrenabile di febbraio, la Russia, frenata, è passata alla guerra di trincea e poi dalla guerra di trincea alla difensiva. Persino a Kershon l’unica città del Don Bass conquistata quasi immediatamente. Questo è sicuramente un effetto dell’artiglieria occidentale data all’Ucraina, migliore di quella che hanno i russi. Ma bisogna anche contare che la perdita di contante avvenuto nelle loro banche più di 25 mila miliardi, rende molto più difficile il reclutamento di nuove truppe, l’aggiornamento dei loro armamenti e soprattutto le immunità ai caduti indispensabile per tacitare il dissenso. Morale, le truppe ucraine si sono accorte che ci sono sempre meno soldati russi a contrapporglisi.

Abbiamo già scritto che la minaccia del gas russo è l’estrema risorsa rimasta a Putin, non fosse che se l’Europa non può farne a meno, la Russia non può fare a meno di venderlo. Per cui, lo diciamo a Medveded, se le nostre case saranno fredde, i frigoriferi li avranno più vuoti loro. Veniamo al petrolio. Secondo la Banca centrale russa i guadagni petroliferi hanno già avuto una perdita di circa 20 miliardi di dollari nel secondo trimestre del 2022. Se l’Europa mette un tetto anche al petrolio, come chiede Draghi, che fine fa l’economia Russia?

Putin per continuare questa sua penosa guerra avrebbe bisogno di finanziare un aumento il  budget della difesa, ad occhio, almeno del doppio. Per riuscirvi la Russia ad aprile ha ridotto di quasi un terzo la spesa per i servizi sanitari per la popolazione. Se loro tagliano il gas, e noi gli tagliamo il petrolio, cosa si inventano, le collette dei mullah iraniani? La vendita del tesoro di Damasco? Perché la Cina ha un grandissimo orgoglio ma anche una certo fiuto per gli affari.

Tornando alle previsioni del Fmi la disoccupazione nella Federazione Russa raggiungerà il 9,3% nel 2022. Praticamente 3,8 milioni di disoccupati nei trasporti nel commercio all’ingrosso e nell’ industria del legno e prodotti in legno. Questi i comparti più esposti. I salari sono già scesi del 6,1% su base annua, peggio del 2015 quando dopo l’invasione in Crimea le prime sanzioni occidentali avevano portato al crollo del rublo e un aumento dell’inflazione. Poi per carità nelle prossime settimane e nei prossimi mesi continueremo a leggere sulla nostra stampa liberal e atlantista i contraccolpi, ce ne saranno pure, sulle nostre aziende. I dati invece che conosciamo sulla Russia sono gli ultimi a nostra disposizione. Putin ha deciso di censurarli già da questa estate. C’è stato un tempo in cui le torri del Cremlino si preoccupavano che alla loro vista non sfuggisse niente. Oggi preferiscono restare avvolte in una spessa nuvola di fumo.

Foto CCO

Tags: PutinSalvini
Riccardo Bruno

Riccardo Bruno

Riccardo Bruno si è laureato in Storia della Filosofia presso l'Università di Roma La Sapienza nel 1988. Dal 1987 al 1989 collabora all'Ufficio esteri del PRI diretto dall'onorevole Vittorio Olcese. Dal 1994 è capo ufficio stampa del PRI, dal 1995 giornalista professionista iscritto alla stampa parlamentare. Nel 1999 è capo redattore de La Voce Repubblicana. È stato poi editorialista per il Foglio di Giuliano Ferrara e l'Indipendente di Vittorio Feltri. Dal 2019 è prima vice direttore de La Voce Repubblicana e poi direttore politico

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