In Italia ci sono voluti almeno tre secoli per far estinguere l’orso che veniva lasciato sopravvivere esclusivamente nel parco naturale dell’Abruzzo, adesso siamo tornati al punto di partenza. Come scriveva Sant’Agostino, il tempo va all’indietro, mica in avanti. A parte i dubbi del presidente del trentino che non sa che pesci prendere con l’orsa killer appena catturata, c’è un interessante documentario su Sky nature, girato esattamente l’anno passato che racconta le prodezze dell’orso marsicano. L’equipe che lo tutela, sovvenzionata dallo Stato, ci spiega due cose, primo che dobbiamo convivere con gli orsi, secondo che non bisogna avere interazioni con loro. Il documentario registra l’esatto contrario. Non si può convivere con l’orso per la ragione che quello attacca e devasta le culture degli allevatori del parco, che oggi sono indennizzate a sessanta giorni, ma che se dovessero subire le scorribande ogni trenta giorni, ecco che i rapporti diverrebbero molto meno diplomatici nelle loro reazioni. L’orso non si è estinto per decreto di governo, ma perché gli allevatori si sono attrezzati autonomamente e hanno provveduto senza che più nessuno si sentisse in dovere di fermarli. Dipende appunto dalla continuità e dell’intensità delle aggressioni subite, oltre una certa misura si fa giustizia da se e nessuno vi metterà becco un domani, esattamente come non lo ha messo ieri. associazioni ambientaliste o meno. Vai già a sapere le ragioni degli orsi che si trovano morti, non abbiamo un centro di investigazione, solo dei custodi. Poi vi è la questione della interazione, perché appunto quello che mostra il documentario non è solo l’orso che devasta il pollaio, ma mamma orsa che esce dal parco naturale e arriva al paesello con la sua famigliola di 4 simpatici e teneri orsetti.
Ora gli esperti hanno ragione, l’orso tendenzialmente, quello marsicano per lo meno, ha una paura istintiva dell’uomo, il grizzly molto meno, ma insomma i caratteri degli orsi sono variabili e complessi come quelli umani. Gli abitanti del villaggio abruzzese frequentato dagli orsi sono complessivamente socievoli, li seguono, li fotografano, li ammirano quotidianamente. Arrivano persino dalle valli vicine a vederli. Questa folla non è che rende molto felici i nostri tutori statali. Giustamente sono in apprensione e intervengono praticamente ogni notte per allontanare questo o quell’orso arrivato fra le case. Oggi si tratta appunto di cinque orsi a creare un minimo subbuglio, al limite un po’ di panico, ancora nessun incidente. Il prossimo anno saranno otto, e fra dieci anni ottanta che arrivano in paese regolarmente perché è più facile e agevole procurarsi il cibo vicino all’uomo che all’interno della foresta. Quando hai cento orsi che girano per un paese vogliamo sperare che Sky sia in grado di mandare in onda un secondo documentario per darci testimonianza della situazione. Comunque l’Abruzzo è un parco naturale e questo offre qualche garanzia.
In trentino invece la situazione è molto più complessa e pericolosa di come ancora la si presenti. Non c’è nessun confine da violare per l’orso che è stato reintrodotto in almeno 50 esemplari nell’intera area e di cui ora si è perso il conto esatto. Sono gli uomini a dover stare attenti agli orsi, come spiegano i cartelli diligentemente. Ricordate i cartelli del film Lo squalo? Gli stessi. Un’associazione sportiva svizzera che allena i suoi atleti in quota ha spiegato a tutti come riuscirvi. Ha disdetto tutte le prenotazioni fatte in trentino per trasferirsi altrove. Gli svizzeri lo conoscono meglio di noi l’orso.