Per gli ottant’anni dell’eccidio delle Fosse Ardeatine ci sono stati risparmiati i commenti fuori luogo dell’anno scorso. Gli altoatesini del battaglione Bozen di via Rasella non erano dei musicisti, come pure qualcuno aveva detto con un eccesso di noncuranza. Erano un reparto dell’esercito a tutti gli effetti con compiti di riserva nella capitale. Il fascismo in quanto tale era caduto l’anno prima per cui tecnicamente poteva essere stato ininfluente nella strage, ciò non toglie la responsabilità morale e politica del fallimento del fascismo che consegnò l’Italia ai tedeschi. Si può invece perfettamente discutere sull’opportunità militare e strategica di un attentato di quel genere considerando che la rappresaglia sula popolazione civile era in vigore dai tempi del maresciallo Radetzky, per cui si poteva immaginare cosa sarebbe accaduto con Kesselring. Non sarà La Voce Repubblicana a criticare le scelte militari delle organizzazioni della resistenza all’occupante tedesco ed a mettere in questione la loro moralità, le formazioni partigiane mazziniane combattevano dalla stessa parte.
Una revisione storiografica di un episodio tanto tragico e controverso dipende principalmente dal fatto che il governo italiano non vede più i partiti nati dall’antifascismo militante ma organizzazioni politiche completamente estranee, a cominciare da una che porta il simbolo del movimento sociale, ovvero della formazione politica dei reduci del governo voluto dai tedeschi nel nord Italia e che per conto dei tedeschi compiva le stesse gesta di rappresaglia consumate a Roma. Per questo le parole degli esponenti di quel partito non riescono ad avere nessun suono di conforto. Il nome “Fratelli d’Italia” è molto amato per ragioni risorgimentali. La fiamma tricolore, inaccettabile per qualunque sincero democratico. La si cancelli e discuteremo volentieri della Resistenza e dell’Antifascismo.
Mausoleo delle Fosse Ardeatine Roma