Il conte Tolstoj nel suo formidabile Guerra e Pace, ricorda come i russi considerarono la battaglia di Austerlitz. Nei salotti di Mosca e Pietroburgo Kutuzov fu fatto cadere in disgrazia. In auge venne portato Bagration che aveva sconfitto, si fa per dire, Murat a Schöngraben il mese precedente. Poco più di una scaramuccia fra la retroguardia russa e l’avanguardia francese. Napoleone se ne dispiacque e tanto bastò per celebrare l’eroico Bagration come un trionfatore. Così si esauriscono i ricordi della campagna contro la Francia che si sarebbe conclusa ingloriosamente a Friedland tre anni dopo. Tutto questo evapora nella memoria russa fino a quando i francesi non arriveranno a Mosca. Tra l’altro Bagration muore a Borodino. Allora celebreranno Kutuzov. Kutuzov, orbo e depravato, incarnava il significato divino della storia che aveva liberato una società arcaica dal fantasma della rivoluzione.
Se i russi a nemmeno tre mesi da Austerlitz celebravano l’insulso episodio di Schöngraben, figuratevi cosa possono pensare della guerra fredda a distanza di trent’anni. L’hanno vinta loro di sicuro. Chiediamo a Putin perché mai i suoi compagni sovietici non installarono missili a Cuba e risponderà a causa del caldo dei tropici, un clima insopportabile per il bravo soldato russo. Solo uno che ha vinto la guerra fredda potrebbe dire come il portavoce del Cremlino Peskov, che i russi sono pronti a spiegare i loro missili e l’Europa potrebbe farne le spese, perché anche quello è già avvenuto nel 1979 con gli ss 20. I russi capitolarono necessariamente. E pure non solo avevano basi a Kaliningrad, ma in Polonia, come nei paesi baltici, in Bulgaria, in Romania, in Cecoslovacchia e quant’altro. Nell’artico godevano della neutralità di Svezia e Finlandia e controllavano il Mar Nero interamente.. Oggi tengono la flotta al riparo di Sebastopoli e non solo sono sotto pressione in Ucraina, ma devono diffidare persino della Georgia. Quale sarebbe il vantaggio strategico. di cui godrebbe Mosca rispetto ad allora? Una classe dirigente occidentale che ha perso il senso della storia e della geopolitica, e nulla capisce più di armamenti. In effetti non cosa da lasciare indifferenti.
Altrimenti lo stato dell’arte ricalca quello del 1991. Per carità i russi possono infliggere dei danni seri all’occidente per esserne poi interamente distrutti. Anche ammesso che l’America venga colpita non si sa dove, non si sa come, dalle atomiche russe, e l’Europa è comunque un tale pigmeo che non vale nemmeno la pena considerarla, c’è un terzo incomodo che per i russi è irraggiungibile, l’Australia. Il governo americano, quello britannico, quello francese, potrebbero trasferirsi con un sottomarino in Australia e lasciare che il mondo si distrugga. Americani, inglesi e francesi avrebbero la possibilità di scagliare l’ultima bomba sull’inutile rifugio siberiano di Putin. Per colpire l’Australia, la Russia avrebbe bisogno non di un missile ma di una folgore divina..
Il vecchio Tolstoj amava moltissimo rilanciare la grande mistificazione della Russia zarista, in fondo, Napoleone, più per merito della Spagna che della Russia, magari, era stato sconfitto. Poi il conte conosceva benissimo i fatti, tanto che è lui a narrare la battaglia di Austerlitz rimossa dai suoi connazionali. Per cui anche se non si può più contare sulla vena realistica di un Tolstoj, lui stesso sarebbe sprofondato presto nel misticismo, possiamo stare tranquilli che qualcuno in Russia con idee un po’ più serie di quelle di Peskov, da qualche parte, debba pure esistere. E se esiste, ad un certo momento, quello fatale, riuscirà ad esprimersi.
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