Il prossimo 17 settembre alle Fondazione Stelline di corso Magenta, il partito repubblicano italiano di Milano ha organizzato il convegno “Sviluppo, Giustizia, Libertà, perché impegnarsi nella nuova era”. Interverranno il coordinatore regionale del Pri, Franco de Angelis, il coordinatore regionale della Fgr, Massimo Antonelli ed il segretario nazionale del Pri Corrado De Rinaldis Saponaro. Sul tema si terrà poi una tavola rotonda con Enrico Costa, vice presidente di Azione e già vice ministro della Giustizia, Vinicio Nardo, presidente dell’ordine degli avvocati di Milano, Gianluigi Gatta professore ordinario di diritto penale e consigliere giuridico del ministro Cartabia e Guido Camera, già responsabile Giustizia del Pri che abbiamo intervistato.
Avvocato Camera, qual è il significato di questa iniziativa?
Credo che il Pri milanese d’accordo con quello nazionale volesse sottolineare l’importanza del tema della Giustizia nella campagna elettorale. Il suo buon funzionamento è uno strumento indispensabile per garantire lo sviluppo e la libertà di un sistema paese.
Il che vorrebbe dire che in Italia la Giustizia ancora non funziona?
Per questo ne discutiamo in una tavola rotonda. Partiamo da una situazione difettosa dove la giustizia italiana appare fra le ultime nelle statistiche europee. Credo che sarà indispensabile per lo meno cercare di recuperare delle posizioni sin dalla prossima legislatura.
E come sarà possibile?
Bisogna proseguire con l’agenda Draghi che aveva messo al centro la riforma Cartabia. Una riforma che per quanto frutto di una mediazione ha delle luci che bisogna mantenere accese e intensificare. Penso che si possa combattere di più il correntismo della magistratura ed insistere sulla separazione delle carriere. Noi dobbiamo proporre anche una riforma costituzionale per separare anche il Csm.
Abbiamo visto che la riforma Cartabia è contestata da magistrati come Gratteri
Gratteri come Di Matteo ha polemizzato su un aspetto della legge che riguarda la comunicazione dei procuratori capi. Io credo che si debba consolidare l’importanza della presunzione di innocenza. L’informazione ha bisogno di fondarsi sui riscontri e non va spettacolarizzata perché altrimenti si rischia di diminuire la terziarietà del giudice. La riforma Cartabia scalfisce un corto circuito perverso che bisogna evitare possa ripristinarsi.
Temi qualche forza politica che possa mettersi di traverso?
Il partito di Conte rappresenta un problema irrisolvibile. Ancora ieri in commissione Giustizia il movimento 5 stelle ha votato contro i decreti attuativi della riforma penale del ministro Cartabia. Perdono il pelo, non il vizio.
Con Azione abbiamo invece una migliore sintonia su questi temi?
Sicuramente abbiamo una migliore sintonia con Costa ancora da prima che aderisse ad Azione. Costa sarà ospite al nostro convegno perché è stato fra i più attivi sugli aspetti che condividiamo della questione giudiziaria, ed è il motivo per cui abbiamo deciso di sostenerne la campagna elettorale. Possiamo dire che prima ancora che il Partito repubblicano sostenesse le liste di Calenda e Renzi noi avevamo già lavorato con Costa sui temi della Giustizia.
Ma la cultura liberale sulla Giustizia in questa campagna elettorale la troviamo solo in Azione?
Se la prossima legislatura come dovremo auspicarci, potrà essere costituente, bisogna preoccuparsi di rinforzare quest’area, perché poi dovremo trovare delle mediazioni come pure è avvenuto per la riforma Cartabia. Se l’area liberale sarà più forte, potremo puntare ad una riforma di ampio rispiro. Poi certo nonostante Fratelli d’Italia non sia mai stato particolarmente sensibile a queste problematiche candida un giurista come Nordio che ha una sensibilità molto vicina alla nostra. E’ un segnale importante che dà la destra. Considerando anche le candidature di Sisto e Zanettin in Forza Italia, è giusto lasciare accese delle speranze.
E a sinistra?
A sinistra c’è +Europa con cui pure abbiamo collaborato trovando una certa sintonia e poi bisogna contare sul pragmatismo del Pd. Al dunque il partito democratico capisce di dover abbandonare una posizione meramente ideologica e di dover ragionare. Certo non è facilissimo riuscirvi, ma bisogna provarci soprattutto passata la sbornia della campagna elettorale. “O di qua o di là”, ci dicono come se fossimo ancora nel 1994. Invece dobbiamo tutti dare un contributo al miglioramento della Giustizia italiana. I cittadini patiscono le deficienze ed i ritardi accumulati in questi anni. Abbiamo una buona base di partenza tutto sommato grazie al lavoro del ministro Cartabia e del governo Draghi. Bisogna che non lo si sprechi.