Il governo italiano è pienamente libero di assumere le posizioni che ritiene più opportune di fronte alla crisi in medio oriente, sostenere quello che preferisce e partecipare a tutti gli incontri che vuole, con chi, come e quando gli pare. Anche se sarebbe conveniente assumere una linea univoca e non contraddittoria, persino la scelta di questa è di sua esclusiva prerogativa. Bisogna solo considerare che non essendo l’Italia gli Stati Uniti d’America, i quali hanno già mosso due portaerei nell’area, ogni iniziativa dovrebbe essere intrapresa con il concorso dell’Unione Europea. L’Italia svolge una missione militare per l’Onu nella Regione e che sulla base dell’evoluzione degli avvenimenti, senza un riscontro con le Nazioni Unite, divise come la Lega araba, la prima preoccupazione del governo dovrebbe essere rivolta ai nostri soldati. Ancora ricordiamo tristemente cosa avvenne a Nassirya dove il contesto politico militare era meglio definito e senza contare che il Libano presenta precedenti storici persino più tragici. .
Per quello che poi concerne la soluzione strutturale che il governo italiano intende autonomamente suggerire, una sola osservazione. Il difetto principale del complesso dei rapporti occidentali con il mondo arabo sta nel pensare di poter esportare un modello istituzionale dipendente da quello dell’impero britannico. L’Inghilterra egemonizzò con la Francia la Regione per circa trent’anni, rispetto ad una dominazione ottomana durata quasi quattro secoli, esclusa la breve parentesi napoleonica. Gli inglesi e i francesi post napoleonici, Bonaparte si fece mussulmano, presumevano un’organizzazione dell’indipendenza araba sulla base di Stati nazionali, appunto, quando gli ottomani, non volevano gli arabi indipendenti in generale e meno che mai riuniti in singoli Stati. La successiva organizzazione degli Stati arabi, definita dal ministero delle colonie britannico, è rimasta alla base dell’instabilità di tutta l’area e appena la cosiddetta autorità palestinese l’Olp, Fatha, come volete chiamarla, dopo una guerra lunga 40 anni si è convinta di negoziare la formazione di uno Stato autonomo, è stata travolta dal malcontento popolare e ridotta alla sopravvivenza, contestata fra l’altro, a Ramallah. Per rilanciare l’idea dello Stato palestinese, bisognerebbe rinverdire il prestigio completamente ammaccato di questa organizzazione, e porla, non si sa esattamente come, al potere delle masse di Gaza e della Cisgiordania. Al momento essa è pressoché completamente discreditata e loro invisa. Si ritiene comunemente causa di tale impopolarità, la corruzione che ha caratterizzato l’Olp negli anni. Bisognerebbe invece chiedersi se non sia la disponibilità all’accordo con Israele ad isolarla, cosa che disgraziatamente verrebbe da credere, vedendo le piazze che si sono agitate per la causa palestinese in questi giorni.
Il governo italiano nella sua libera elaborazione della questione farebbe bene a seguire poi l’agitazione di piazza nel paese, dal momento che la comunità ebraica appare preoccupata per quella che sembrerebbe una vera e propria caccia nei confronti dei suoi appartenenti. Il governo ha il dovere costituzionale di garantire l’esercizio del diritto ed il civico rispetto nei confronti dei costumi propri di qualsiasi cittadino dello Stato italiano, che a contrario di quello palestinese è stato costruito già dal 1860 e questo sulla base di un esplicito mandato popolare, anche se capace di mutare caratteristiche nel corso degli anni. L’ultima forma statale che l’Italia si è data è quella della Repubblica parlamentare e democratica nella quale i governi fanno sempre bene ad ascoltare le piazze, non necessariamente devono animarle. Soprattutto se si tratta di difendere i valori dell’occidente sarebbe piuttosto sconveniente voler competere con le masse islamiche che li contestano e molto poco converrebbe al governo italiano di ritrovarsi, in frangenti delicati come questi. una sua parte in piazza a vantare i valori del mondo occidentale in faccia a quello islamico. Già il propinargli la forma di uno Stato dovrebbe irritare l’Islam, che “sottomesso”, “abbandonato” solo a Dio, patisce imposizioni, limiti e confini di qualsiasi altro tipo,
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