Alla Festa nazionale dell’Avanti che si è tenuta a Bologna c’è stato un interessante dibattito sull’autonomia differenziata. Vi hanno partecipato, tra gli altri, il segretario del PRI Corrado De Rinaldis Saponaro, e il presidente di +Europa Federico Pizzarotti. Interessante la convergenza di prospettive fra la visione del PRI e quella di +Europa.
«Vivo a Terenzo, un paese appenninico che ha un migliaio di abitanti in provincia di Parma – ci ha detto Federico Pizzarotti, 50 anni, dal 2012 al 2022 sindaco di Parma per due legislature, la prima con i 5 Stelle, la seconda con la lista civica ‘Effetto Parma’ – e questa esperienza ha rafforzato la mia convinzione che sia quanto mai necessaria una riforma degli enti locali».
Perché? «Perché i piccoli comuni non possono dare esaurienti risposte alle esigenze dei cittadini. Non hanno il personale necessario, e quel poco che hanno non può essere adeguatamente preparato perché le competenze sono sempre più difficili. Ne ho avuto la prova anche personalmente quando ho avviato un’impresa agrituristica. Basta che un impiegato, anche se dotato della migliore volontà e preparazione, si ammali o venga dirottato su qualcosa di più urgente, che la tua pratica si ferma per mesi. Ma i tempi dei cittadini e delle imprese non sono quelli della burocrazia».
E allora? «Occorre fare un tagliando all’ordinamento degli enti locali: venti regioni sono troppe, ne basterebbero cinque, ottenute raggruppando i territori omogenei. La stessa cosa per le province: per fare un esempio vicino a me, i territori di Piacenza, Parma e Reggio Emilia hanno caratteristiche analoghe e potrebbero essere gestiti insieme. Così le province riacquisterebbero un ruolo fondamentale nell’amministrazione del territorio. E infine i comuni: vanno accorpati in modo da avere strutture amministrative efficienti in grado di dare risposte rapide, puntuali e precise alle istanze di cittadini e imprese. Per fare questo non è necessario che le singole comunità perdano la loro identità, anzi bisogna fare di tutto perché la mantengano».
L’autonomia differenziata non può essere una ricetta per risolvere questi problemi? «No, assolutamente! Il federalismo proposto dalla Lega non è altro che uno strumento per inseguire il consenso degli elettori. Non può funzionare così, se vogliamo il bene dell’Italia».