Può solo far piacere apprendere dalle parole del ministro degli Affari Europei, onorevole Fitto, che l’Italia chiederà l’intera quarta rata e che nemmeno ci si immagina un definanziamento. Il ministro ha lamentato in conferenza stampa le continue “fake news” relative alla realizzazione del Pnrr, come quella sulla convocazione d’urgenza della cabina di regia, fatta appena avuto il via tecnico da parte della Commissione. Fitto ha assicurato che la quarta rata PNRR “aveva 27 obiettivi da raggiungere, il governo ha inviato il 17 aprile alla Commissione Ue le proposte di modifica di questi obiettivi. Il lavoro di questi mesi ha portato a 10 diversi interventi, i ministeri interessati sono Infrastrutture, Imprese, Istruzione, Cultura, la Presidente del Consiglio dipartimento della Coesione, alcuni ministeri hanno diverse misure. Con questa modifica il governo punta a un risultato molto importante”. Un esempio di puro fittese, tradotto, nessun dissapore, con l’Europa, nessun malinteso con Gentiloni, nessun ritardo. Non si è capito quando esattamente sarà pronta la richiesta e quando si presume di incassare la quarta rata, le garanzie dei tempi per ricevere la quarta rata “non può darle nessuno”, in ogni caso siamo a posto, tutto va bene madama la marchesa. Il 18 luglio Fitto sarà in Parlamento, è il ministro con più presenza, darà ulteriori dettagli.
Una sola cosa non è proprio chiarissima, ovvero Fitto dopo aver affermato che non ci sono ritardi, ha risposto ad una domanda della stampa parlando di un “dato del ritardo”» “dell’Italia sul Pnrr, che comunque “andrebbe circoscritto e individuato”. Il signor ministro si renderà conto che sono cose diverse dire non c’è nessun ritardo ed il ritardo andrebbe circoscritto, a meno che egli intendesse dire che, se non viene identificato specificamente il ritardo, il ritardo non c’è, in quanto le date della commissione sono puramente indicative. In questo caso ci complimentiamo con il ministro per la sua mente greca, capace di argomentare come solo faceva Zenone d’Elea. La freccia scoccata nell’aria è ferma. Fitto ha poi continuato su questa linea logico metafisica sottesa fra essere e nulla. Tre Paesi, Italia, Grecia e Spagna, hanno chiesto il pagamento della terza rata. “Se noi siamo in ritardo, gli altri che situazione hanno?”. E quindi nuovamente, seppure in maniera negativa, si stabilisce l’essere del ritardo italiano. Poiché nessuno può eguagliare tanta sottigliezza dialettica, una sola osservazione. Perché questa attenzione a Grecia e Spagna? O anche agli altri paesi che nemmeno hanno ottenuto magari la prima di rata? La sovranità nazionale dovrebbe misurarsi innanzitutto sulla base delle proprie capacità, poi eventualmente fare il paragone con gli altri. Un sovranismo a tempi alterni su una questione di questo genere potrebbe risultare compromettente, o peggio, nel caso in cui i paesi europei fallissero degli obiettivi, l’Italia non sarebbe responsabile di un suo eventuale fallimento. Altrimenti, poiché molti paesi non hanno recepito fondi, l’Italia ha pur sempre ottenuto qualcosa.
Il che per carità potrebbe essere accettabile nel caso in cui l’Italia potesse essere perfettamente compatibile in debito pubblico, modernizzazione del suo sistema amministrativo, capacità sanitaria e risorse energetiche con gli altri paesi europei, dimensioni e popolazione incluse. Allora avremmo uno standard. Ma visto la peculiarità italiana, la Croazia estrae gas dall’Adriatico, noi no, la Francia ha il nucleare, noi no, in Spagna si trovano i taxi, da noi no, la Germania ha le strade pulite, da noi ci scorrazzano i cinghiali è difficile capire se il greco Fitto sappia di cosa parla.
Dipartimento politiche europee