La principale vittima della penosa vicenda processuale Ruby ter, è Silvio Berlusconi e non della magistratura come sembrerebbe convinto, di se stesso. È abbastanza incredibile che con tutta la gente che ha vicina nessuno abbia detto a Silvio in spirito di amicizia che non aveva bisogno di legali particolarmente capaci, ma di un bravo medico, perché malato e bisognoso di cure. Con le debite scuse e facendosi da parte dalla vita pubblica, gli italiani avrebbero capito il suo dramma, la procura sarebbe stata disarmata ed egli avrebbe avuto ancora oggi un futuro politico, per lo meno relativo all’età.
Invece Berlusconi ha preferito trascinare le istituzioni nel ridicolo, incluso il parlamento della Repubblica che votò sulla nipote di Mubarak, e questo non può essergli perdonato. Mentre magari, caricarsi sul gobbo decine di ragazze sbandate, questo sarebbe ancora un merito, non fosse che sembrerebbe dovuto più che al buon cuore al desiderio di una fuga di responsabilità personale. Considerando che si tratta di un capo di governo, non di un cittadino privato, dispiace scriverlo ma la condanna che chiedono i pubblici ministeri è quasi meritata. Poi possiamo sperare che si soprassieda, il discredito ottenuto è già abbastanza sufficiente.
Come forse i magistrati sanno, Ruby, è il nome del mafioso che sparò a Lee Oswold dopo il delitto Kennedy, Jack. Ruby Rubacuori è invece solo una ragazza di dubbia reputazione. Non è molto consolante sapere che una procura della Repubblica di una qualche importanza da quindici anni si occupa di inseguire una tratta di signorine e menzogne di questo genere. Abbiamo persino ascoltato le fasi processuali trasmesse in differita dalla televisione di stato, in tarda nottata evidentemente. Dopo mezz’ora in cui si discuteva fra le lagrime dei dettagli di biancheria intima, abbiamo spento il telecomando. È vero che il codice prescrive l’obbligatorietà dell’azione penale, ci mancherebbe. Ne abbiamo solo cavato che indagare sulle avventure ed i misfatti sentimentali di Berlusconi con tanta solerzia, sicuramente è più divertente e anche molto meno rischioso che combattere le cosche di Cosa Nostra, Lo dimostra la fine fatta dai giudici Falcone e Borsellino, che a maggior ragione meritano di restare indelebili nella memoria.