L’editoriale del La Voce Repubblicana di ieri scriveva sommessamente un suggerimento rivolto al presidente del Consiglio italiano, ovvero in una situazione che oramai non ha più ne capo ne coda, con l’Europa, contro l’Europa, accanto all’Europa, distante dall’Europa, con la Lepen contro Macron, con Vox ma anche con i popolari tedeschi, chiedere un qualche aiuto a Mario Draghi. L’unico in grado davvero di fare qualcosa per il governo italiano e fornirgli un qualche vantaggio. Nemmeno a dirlo il governo sembra addentrarsi nel suo torcibudella. In compenso Ursula von der Leyen sembra che legga il nostro giornale e nel suo discorso sullo Stato dell’Unione appena pronunciato, ha praticamente ripreso La Voce e l’ha estesa. Il presidente della Commissione Ue ha prima definito Mario Draghi “una delle menti economiche più grandi d’Europa”, e poi lo ha invitato a preparare un report sul futuro della competitività europea perché “l’Europa farà tutto il necessario” per difendere l’euro.
Per quanto uno possa sentirsi orgoglioso, magari il presidente del Consiglio italiano non la pensa come noi, ma il presidente della Commissione Ue in linea di massima parrebbe proprio dire di sì, lo stesso non c’è ragione di soddisfazione alcuna per una tale uscita, anzi semmai il contrario. Viene da credere che una volta privata di Draghi prima la Bce e poi i vertici governativi, l’ Europa non sia più sicura nemmeno di riuscire a mantenere l’integrità della moneta unica. Se si ritiene necessario addirittura l’impegno di una delle menti economiche più grandi sul continente, non basta dunque quella ordinaria di un Fitto qualunque, vuol dire che la situazione è molto più grave di quello che ci possiamo immaginare. Soprattutto è molto più grave di quanto si immaginino il governo e ahinoi le opposizioni.
Guardiamo anche solo un attimo a come pensa il presidente della Commissione di poter difendere la moneta unica. Ursula von der Layern è stata chiarissima a riguardo, si aumenti una manodopera competente. Il problema del salario minimo non la tange minimamente. L’Unione europea e la Bce vogliono combattere l’ inflazione, come chiedeva Ugo La Malfa del resto, che Draghi conosce bene e si vede. La lotta all’inflazione e magari per l’Italia anche alla burocrazia, consente di facilitare gli affari delle nostre aziende. Solo a quel punto vi saranno le condizioni durature per aumentare i salari, quando si rischia di aumentare solo le tasse. In alternativa, si aumenta il deficit. Incredibile come opposizioni e governo sono entrambi d’accordo su un’unica cosa, dire no al rigore di cassa, no ai tagli, no al ritorno all’austerità. Nonostante il presidente del Consiglio abbia detto che le risorse sono poche e che bisognerà fare del proprio meglio, questo meglio proprio non si capisce quale possa poi essere.
La ragione per cui viene evocato Mario Draghi, come l’unico in grado di elaborare un piano per aiutare l’Europa a risalire la china. Il che dovrebbe accendere una scintilla nel petto di tutti coloro convinti in Italia di poterne fare a meno, di avergli votato la sfiducia per correre allegramente in campagna elettorale. Valeva davvero la pena di liberarsi con tanta indolenza di Draghi, per poi ritrovarsi tempo un anno a vederlo apparire come un fantasma nelle capitali europee. Bravi, a Bruxelles sono già ad un passo dalla disperazione. Per noi sarà anche peggio.
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