Finalmente l’opinione pubblica ha potuto leggere il testo di riforma costituzionale che il governo ha inviato al capo dello Stato nero su bianco. Un esimio costituzionalista, influentissimo per le sue proposte referendarie dall’inizio del millennio è che meglio di chiunque altro è stato protagonista illustre della stagione di riforme fallite, il professor Guzzetta, ha spiegato dagli studi di Rete 4 che in fondo l’intenzione della maggioranza è quella di fornire stabilità al governo, come avviene in Inghilterra. Ora, la caratteristica dell’Inghilterra, a parte che è una monarchia, e pazienza, è di non avere una costituzione dai tempi della regina Vittoria. Ritenendola obsoleta, gli inglesi che hanno spirito pragmatico non hanno perso tempo a riformarla, l’hanno semplicemente soppressa.
La Costituzione del Regno Unito è stata soppressa in quanto, in un sistema maggioritario puro, quello che piace moltissimo al professor Guzzetta e nulla alle forze politiche italiane che mai l’hanno promosso, ogni legislatura ha valore costituente con procedura ordinaria. Per cui se volessimo fare come l’Inghilterra, non ci metteremmo a pasticciare la vecchia Costituzione repubblicana, semplicemente la riporremmo in una teca e le Camere diverrebbero immediatamente organismi costituzionali. Un’altra caratteristica dell’Inghilterra è infatti di avere fondamentalmente tre partiti, più lo Sinn Féin, che si guardano bene dal fare coalizioni fra di loro. Chi vince governa ed il capo del partito fa il premier in accordo con il suo partito che se e soprattutto quando vuole, lo destituisce. Per cui non si scrive per legge la durata del governo e soprattutto, non si esplicita che chi mai dovesse subentrare al posto del premier, quale sia il caso, costui abbia quel potere di sciogliere le camere che non avrebbe il predecessore e soprattutto che un premier non eletto possa subentrare, senza un voto di fiducia del Parlamento, per giunta automaticamente, a chi ha avuto una investitura popolare diretta!
Quando gli inglesi vedranno la proposta di riforma costituzionale del governo italiano, rideranno. L’Inghilterra dispone infatti di una idea estremamente chiara di cosa significa avere un leader politico forte, tanto che non sente il bisogno di stabilirlo per legge. Maturata quella lunga esperienza democratica che all’Italia ancora manca e già stiamo per compromettere, l’Inghilterra si rende perfettamente conto della necessità di potere sostituire anche un leader fortissimo, Pitt, Chamberlain, la signora Thatcher, Tony Blair, evitando che il subentrante possa apparire meno forte del predecessore. Tanto che in Inghilterra il premier non viene eletto direttamente. Gli inglesi votano solo il partito di appartenenza, non il premier, che sciocchezza. Non è un sindaco il premier, il partito è superior, per tradizione, storia e rappresentanza popolare ad ogni possibile suo premier. I partiti inglesi sono sostanzialmente gli stessi dal 1700.
L’Italia, come dovrebbe essere evidente non assomiglia in niente all’Inghilterra. Forse è il paese più agli antipodi sotto il profilo istituzionale, al punto che il governo che vorrebbe fare le riforme all’Inglese, pretendeva di dare la cittadinanza ad una bimba di quell’Isola perché non crede nelle decisioni di chi la governa. Inglesi arrendetevi agli italiani che vi salveranno la vita. Qualcuno ancora va in pellegrinaggio ad El Alamein e questo è ancora poco, dato che non si capiscono proprio i principi fondamentali dell’Inghilterra. Per risolvere il problema della forza del governo, il partito repubblicano che ha avuto una maggiore consuetudine rispetto ad altri partiti di rapporti con quella nazione, Mazzini ci visse in esilio, aveva avanzato già nel secolo scorso una semplicissima proposta per rinforzare il governo ed il presidente del consiglio. Il segretario del partito di maggioranza relativa assumesse gioco forza quell’incarico. Non c’era bisogno di riforma costituzionale alcuna, bastava la volontà politica. Ci venne risposto che così volevamo un doppio incarico. Tanta scarsa confidenza hanno i partiti italiani nei loro leader che temono di vederli non riuscire a svolgerne nemmeno uno, figurarsi due.
L’onorevole Meloni senza essere stata eletta premier, già la si chiama in questo modo persino storpiando la lingua italiana “la premier”, è fortissima, non perché lo preveda la legge. Lo prevede invece la politica di un partito al 4 per cento dei consensi portato al venti, in una sola legislatura. Questo apprezzano gli inglesi, i risultati. Il balzo in avanti di un partito impressiona sempre, perché un partito forte vuole dire un leader ed un governo forte a dispetto di qualsiasi legge. Chiaramente tale logica di successo comporta qualche ingenuità. Il liberale Lloyd George divenne infatti entusiasta dell’onorevole Mussolini quando sul Times lesse che quello aveva bonificato la pianura Pontina in tre settimane. Il governo di sua Maestà non riusciva a riparare un ponte rotto nel centro di Londra in tre mesi. Si tenga solo presente che nel caso in cui tali balzi in avanti facciano seguire un crollo all’indietro del proprio paese, gli inglesi non si fanno influenzare dalle loro vecchie impressioni. Aperti all’esperienza empirica, ritornano sempre alla morale e alla fine, solo questa conta.
galleria della presidenza del Consiglio dei ministri