Anche se il vertice di Grenada non si è ancora concluso, il governo italiano ha avuto bisogno di dichiarare un grande successo. Il ministro Tajani ha già detto ai giornalisti che è passata la nostra linea, quella del dialogo e della diplomazia. Noi si credeva quella del blocco navale, e delle cannoniere, ma fa piacere sentire le parole misurate del ministro degli Esteri. La Germania avrebbe ceduto sulle ong, non finanzierà più la Comunità di San Egidio. E pure le parole del presidente Michels a riguardo non paiono poi così confortanti. Lo stato di diritto, ha detto il presidente Ue, “vale per tutti anche le ong”. Se non è chiarissimo quale sarebbe lo stato di diritto per una Ong, lo è invece per un richiedente asilo, per cui non lo incarceri appena sbarcato sulla costa. La soluzione annunciata a cui si andrebbe incontro, si ripartiscono i migranti equamente fra gli Stati e chi non li accetta paga, per la verità se viene definita in questi esatti termini, non è la soluzione italiana, ma quella vaticana, considerato che i migranti non arrivano ad Amburgo, è troppo lontana, e nemmeno a Ceuta e Melilla, dove la Guardia civil nel 2001, governo Zapatero, gli spara addosso, ma arrivano a Lampedusa, dove li si richiude in un centro preventivo è vero, ma vi ricevono un pasto, ed appena possibile, scappano.
È perfettamente comprensibile che l’Unione europea sia pronta a inondare di soldi i paesi rivieraschi, oggi la Tunisia, come precedentemente Gheddafi, purché ci pensino quei regimi a trattenere nel modo più opportuno i migranti. Qualsiasi cosa pur di non vedere gli Stalag tirati su in fretta e furia, promessi dal governo italiano. Il che non significa che la soluzione della “dimensione esterna”, i romani lo avrebbero chiamato semplicemente “il vallo di Adriano”, si mostri efficace. Per ora non lo è stata per niente. L’Unione europea rischia di essere sottoposta al ricatto dei paesi africani a cui si rivolge. Soprattutto, non sembrerebbe comprendere di finanziare principalmente proprio quegli Stati da cui buona parte dei migranti intende fuggire. Tutta la questione della stabilità africana è qualcosa che sfugge nel complesso ai paesi della comunità europea, esclusa la Francia, la quale ciononostante, Parigi conosce le situazioni, coopera e individua delle classi dirigenti euro compatibili, passa da un guaio all’altro. Per cui quando l’Unione europea scrive che bisogna intervenire alla fonte migratoria e indagare le cause, si trova di fronte ad un compito proibitivo che la impegnerà per i prossimi 50 anni, anche perché oramai in Africa arrivano i russi, sono arrivati i cinesi e questo significa che le condizioni della popolazioni peggioreranno ulteriormente.
Il governo italiano farebbe bene a farsi dare soldi per cercare delle sistemazioni dignitose per i migranti, evitando lo spettacolo a cui ci si è abituati in questi anni. Soldi anche per i cittadini che saranno costretti a qualche forma di convivenza con i migranti, cosa che non si è mai pensato di fare, alimentando spesso una guerra fra poveri. Solo dopo aver curato questi aspetti, ci si può preoccupare della geopolitica africana perché intanto, mentre sono in corso estenuanti trattative, i migranti continuano ad arrivare, a morire e a causare fonti di disagio. I rimpatri, invece, sono solo una parola dal momento che proprio sotto il profilo del diritto è difficile assicurarli, mentre sulla base degli strumenti a disposizione è quasi impossibile. Bisogna vederla una legge europea sui rimpatri. Per ora vediamo la normalizzazione del governo italiano che sembra via via rassegnarsi alla situazione, anche se ancora non dà segno alcuno di volersi comportare di conseguenza. Bisognerà pur spiegarlo a Salvini che a non far sbarcare i migranti si finirà messi sullo stesso piano degli scafisti.
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