La missione Unifil in Libano, in cui sono impegnati almeno mille soldati italiani, non prevedeva solo di soccorrere la popolazione civile. Per questo sarebbe ancora potuta bastare la Croce Rossa. La missione Unifil avrebbe dovuto essere in grado di comportare un deterrente all’eventuale riarmo delle milizie sciite e nell’aiutare l’esercito libanese a controllare il territorio. L’esercito libanese è oramai un ectoplasma e le milizie sciite si sono completamente riarmate. In più, Israele è passato all’offensiva nella Regione.
La situazione per i nostri soldati è tale che il ministro della Difesa Crosetto ha detto alle Camere che il governo è pronto ad un’evacuazione unilaterale. Dunque non è vero, come pure ha sostenuto, che i rischi per i nostri soldati non sarebbero aumentati. Chi può pensare che non ci sia un aumento dei rischi per una truppa non belligerante in caso di conflitto aperto fra due avversari? Tanto è vero che il ministro continua a chiedere all’Onu più autonomia. E qui ha pienamente ragione. Se il prestigio dell’Italia verrebbe compromesso dall’abbandonare il campo di battaglia, restare interrati in un bunker certo non contribuirebbe a migliorarlo.
La situazione dei soldati italiani è dunque tale da poter venir presi come bersaglio da Hezbollah. Questa milizia ha dimostrato di non avere scrupoli nel cercare ostaggi e compiere ritorsioni, soprattutto se si tratta di colpire truppe occidentali, sul loro territorio di operazione. La stessa Israele può incidentalmente rappresentare una minaccia. Per di più piovono missili e i frammenti di quelli iraniani sono caduti in Giordania. La missione Unifil si assume la responsabilità di creare e poi tutelare una zona cuscino fra i contendenti, che non è cosa di poco conto, ma che può essere valutata opportunamente, o non serve, se mai è servita, più a niente. Resterebbero i nostri soldati in mezzo, che in questo caso il governo dovrebbe fare ritirare il prima possibile.
Da non sottovalutare nemmeno il fatto che il segretario dell’Onu è stato giudicato persona non gradita dal governo israeliano. Per quanto Israele non estenda un riferimento personale all’intera organizzazione mondiale, si tratta pur sempre di un segno inequivocabile rivolto ad una politica che in Libano si è mostrata ampliamente fallimentare. O l’Italia è in grado di riscattarla, ed il ministro Crosetto di fatto ne ha annunciato tutte le intenzioni, oppure si prenda atto che la causa è persa ed i nostri soldati devono essere messi in sicurezza facendoli rimpatriare completamente.
ministero della Difesa