La dichiarazione con la quale il sindaco della Capitale, Roberto Gualtieri accetta le dimissioni del suo capo di gabinetto Albino Ruberti, presenta il ritratto di un servitore del comune eccezionale, la cui esperienza amministrativa più che decennale appare aver esercitato un ruolo prezioso nei pochi mesi prestati nel nuovo ufficio. Viene spontaneo credere, dalla lettura di questo documento, che sia un errore privarsi di un cotale collaboratore e che si sia commesso un grave torto, non all’uomo, ma alla comunità a cui sono state rimesse le sue funzioni.
È davvero uno spirito repubblicano antico quello che pervade il Campidoglio, dove si pretende una integrità morale molto elevata. Così magari ci si scandalizza per le danze del premier finlandese e ancora di più si rimane indignati dalla concitazione sguaiata e minacciosa di un dopo cena avvenuto nel frusinate, terra di Cicerone. Quale maggior riferimento morale dell’autore delle catalinarie. Per questo si è ignorata la testimonianza, verrebbe da dire non le si è dato peso alcuno, di un consigliere regionale del Pd che presente alla serata aveva riferito di un episodio relativo alla passione calcistica. Perché mai non credergli? Nessuno ha il dubbio di aver fatto un torto al povero Albino Ruberti? Magari il brav’uomo aveva solo alzato il gomito e perso la testa. Può accadere a tutti una serata storta nella propria vita privata e anche la persona più integerrima scivola nel dire qualche sciocchezza e nel modo peggiore. Mai si fosse equivocato il senso degli avvenimenti, e lasciati suggestionare dal documento audio visivo diffuso da il Foglio, avremmo tutti prestato il fianco ad una reazione puramente emotiva e rinunciato così a questo eccezionale, per lo meno secondo il giudizio del sindaco, funzionario. Non sarebbe stato questo un errore davvero grave?
Anche il segretario Letta è parso inflessibile a conferma che l’integrità del Pd è straordinaria. Indossata la corazza di Muzio Scevola, mai sfilarsela, piuttosto si sacrifica un braccio. Un partito, il Pd, per uomini di bronzo come erano i romani. Se sei colto in fallo paghi. Per questo stupisce che passati due mesi, nessuno si era accorto di cosa fosse successo. Al contrario, se stiamo al giudizio del sindaco sul suo capo di Gabinetto, costui avrebbe meritato un encomio ed un aumento di stipendio.
Guai al malpensante pronto ad avanzare una qualche diversa valutazione. Altrimenti si potrebbe credere il metro del sindaco completamente sbagliato e che invece di Ruberti occorreva liberarsi al più presto, perché non era affatto fidato. Così come non è fidato il consigliere regionale del Pd che ha deciso di sminuire la drammaticità di una situazione in cui prima si discute di corruzione e poi si passa alle minacce di morte. Tetra decadenza di Roma. Dileguata l’ombra di Cicerone, si scorge avanzare quella di Tigellino. Nervi saldi. Succeda quello che succeda, la sola cosa importante è mantenere il sindaco al di sopra di ogni possibile sospetto.
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