Sulla base della nostra esperienza di giornalismo parlamentare non si riesce a trovare una formazione di governo tanto complessa e aggrovigliata come quella di questi giorni. In genere la nuova maggioranza politica si definisce dalla scelta della presidenza delle Camere, e qui, proprio le modalità dell’elezione del presidente del Senato, comportano la prima eclatante e pubblica anomalia. Il neopresidente è stato eletto con una ventina di voti dell’opposizione che però non si sono sommati a quelli della maggioranza, ma ne hanno sostituito quelli mancanti. Nessuno ha rivendicato questi voti di modo che risultano, al limite, come l’espressione di un gradimento personale al candidato. Chi può mai sapere se saranno disponibili in una occasione di bisogno, quando hanno solo aperto una lacerazione fra i partiti della coalizione di governo? Questa ferita sembrerebbe poi sanata nelle convulse ore seguenti fino all’arrivo di Berlusconi a via della Scrofa, la sua triste Canossa.
Mai che Berlusconi ammetta l’umiliazione. Il Cavaliere ha raccontato la barzelletta dove l’areo precipita e lui è l’unico passeggero a saltare senza il paracadute. È rimasto appeso ad uno zainetto. Questo zainetto sembra tanto l’onorevole Meloni che alla richiesta di tre ministri gli ha riso in faccia, e lo stesso ha fatto a quella di due. Il ministero spuntato in più dal Cavaliere non rassicura e questa insoddisfazione di Berlusconi è un ‘ombra che cala sul percorso del governo.
Le cose non vanno poi tanto meglio alla Camera, perché se lì i numeri tengono, mancano comunque 15 parlamentari all’appello per l’elezione dell’onorevole Fontana. Appena eletto presidente di Montecitorio, Fontana si prodigava in un’esternazione sulle sanzioni alla Russia. I russi, ha detto da grande esperto, sono abituati ai sacrifici. noi no. Ora il presidente della Camera non è tenuto ad intervenire sui temi della politica internazionale e se il futuro governo Meloni vuole mantenere la rotta europeista del governo Draghi sull’Ucraina, ecco che ha da una parte Fontana che fa sapere di non essere convinto delle sanzioni, e dall’altra proprio Berlusconi che rimpiange l’amicizia con Putin del bel tempo andato.
La questione internazionale del nuovo governo è molto delicata perché se nella maggioranza si scoprissero pulsioni anti Nato e contro le sanzioni, allora si che potrebbero sommarsi parte dei voti delle opposizioni, quelli cinque stelle non mancherebbero. Gli esiti non sono raccomandabili. Già l’onorevole Meloni è percepita con diffidenza per le sue amicizie con i principali spauracchi della Unione Europea, da Orban a Le Pen, ci manca solo che si apra una controversia sull’Ucraina.
Morale, il presidente statunitense si è detto sconsolato, altro inedito storico. Sono cent’anni dalla marcia su Roma, bene, Mussolini fino al 1929 era apprezzato alla Casa Bianca. Meloni già preoccupa. Per carità, il futuro governo magari sarà pure di alto profilo e, se nasce, capace di realizzare tutto il ben di dio che i governi Berlusconi avevano promesso senza riuscirvi. Purtroppo, il motore è ancora fermo e sembra già in panne. Al quotidiano il Foglio, lo ringraziamo, volano alto. Hanno ristampato il celebre intervento di Ugo La Malfa sullo Sme. Servirebbe un La Malfa e abbiamo Salvini, Lupi, Tajani, chissà chi altro. Sarà per questo che il pensiero e lo spirito di La Malfa appaiono lontani nel tempo e inaccessibili.