Naturalmente chiunque può essere disturbato nel proprio buon gusto che come sappiamo dipende principalmente dalla sensibilità personale. Kant, Critica del Giudizio, parlava di “libero gioco” delle facoltà rappresentative, l’unica libertà ammessa da Kant. Sotto questo profilo il comitato dei giochi olimpici, o chi per lui, ha fatto bene a scusarsi mai qualcuno si fosse offeso per la performance dell’inaugurazione dei giochi, che certo non è stata convenzionale. Cosa diversa la pretesa di interpretarla a piacer proprio indipendentemente dalle spiegazioni degli autori. Thomas Jolli, il direttore artistico della commissione olimpica, non è il manutengolo di qualche ministro. Si tratta di uno dei direttori teatrali più brillanti e rinomati di Francia, che gode di un certo riconoscimento internazionale, un competente del settore, se non uno dei massimi esperti, in fondo è molto giovane. La sua apertura dei giochi ha ricostruito l’ambientazione delle feste rivoluzionarie di David. Enormi statue di carton gesso, o il materiale che era, torreggiano la Senna. David elaborava soggetti allegorici, quasi sempre femminili, destinati a consumarsi sotto le pioggie e restare tetramente a ricordare la gioia passata. Jolli ha rilanciato alcun delle grandi donne della nazione, magari su questo vi sarebbe da discutere, comunque dalla Weil alla De Bevoire, di un qualche peso. Allo stesso tempo ha voluto mettere in scena il popolo nelle strade in una pantomima mozzafiato, i funamboli penzolanti da pertiche di dieci metri, con una capacità di coinvolgimento che al grande David mai riuscì. Il popolo di David presto iniziò ad annoiarsi come avvenne con la festa dell’Essere Supremo. Per evitare che questo potesse ripetersi, Jolli ha persino ingaggiato Lady Gaga. David puntava tutto su Robespierre.
La filosofia dello spettacolo, di questo al dunque si tratta, è quella a cui da mesi gli autori ci avevano preparato. Le olimpiadi a Parigi vogliono includere nazioni, popoli, costumi ed anche diverse sessualità. Le olimpiadi sono un culto pagano, per cui ci si è sbizzarriti al punto di mettere in scena Dioniso. Mai l’avessero fatto. E la fede cristiana? Se tu metti il dio dell’ebrezza e della passione, il dio rimpianto da Nietzsche, al centro della scena, scateni l’ira di dio, quello unico, vero che gode della sua perfezione, sia che noi esistiamo, sia che non esistiamo. Per un paese che i vescovi comunque li mandava alla ghigliottina, non c’è da stupirsi. Bisogna però pure accettare l’idea che se si sostiene di non voler fare nessun riferimento all’Ultima cena di Leonardo, con mille anni di pittura alle spalle, qualcosa i francesi ne sapranno. Invece niente, sono blasfemi. Il fatto è la ripresa del soggetto dionisiaco, un pugno nello stomaco tirato al mondo cristiano. Pentiti, dice Gesù, gozzoviglia, dice Dioniso. Non se ne esce. A questo punto le scuse sono inutili. La Francia ha lanciato il suo guanto di sfida, guardate il volto di Macron se non è il ritratto sputato del maligno. Noi abbiamo quello di Salvini che è bello tondo.
Gli storici per due interi secoli hanno analizzato il processo di scristianizzazione avvenuto in Francia tra il 1792 ed il 1800, sempre con un qualche imbarazzo. O lo condannavano come una forma di anarchismo immorale prodotto dall’individualismo borghese rivoluzionario e nefasto, o lamentavano che si fosse esaurito senza costrutto alcuno. A cosa servivano i preti refrattari dal momento che comunque restavano fedeli alla Chiesa, giurassero sulla costituzione quanto gli paresse. Meglio era metterli tutti a morte, o lasciarli in pace. Le stesse critiche vennero riprese per l’Impero. Napoleone fa il concordato, per Talleyrand, la sua rovina. Da una parte si tollera la Chiesa indipendente, dall’altra la si disprezza. Tutto questo senza contare i protestanti che perseguitati per secoli avrebbero voluto consumare una rivincita definitiva sui cattolici e adesso si sentivano traditi. Guerre ovunque, tranne di religione. Un guazzabuglio infernale insomma che ancora non si è risolto, anzi è peggiorato con i mussulmani. E cosa succede? Sulla Senna riaffiora Dioniso, nudo e dipinto di azzurro. Pochi secondi di comparsata ma non in un vaudeville di Pigalle, in mondovisione. Tanto è bastato a far balzare vescovi, bigotti e baciapile fuori dai loro sepolcri. Sembrerebbe un’enormità e magari no, tutta questa bella gente vede lontano. Fa bene a preoccuparsi. La Francia è capace di tutto.
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