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Una rivoluzione al femminile in Iran

Riccardo Bruno di Riccardo Bruno
10 Ottobre 2022
in L'editoriale
1
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C’è una sorta di nemesi storica nella rivolta guidata dalle donne in Iran, poiché l’ajatollah Khomeini, secondo alcuni suoi biografi, era completamente ossessionato dal sesso femminile. Non che sia facile interpretare la profondità di pensiero di un tale sant’uomo, ma da profani sembrerebbe quasi che per Khomeini la donna non avesse bisogno di un serpente per rivelare il suo animo tentatore, tralasciando che discute anche sull’animo della donna. Comunque se ne dedurrebbe che la donna stessa fosse il serpente. Ora una disquisizione sulla concezione della Creazione dell’ajatollah sarebbe fascinosissima. Perdonateci se restiamo ai fatti da volgari giornalisti quali siamo.

Secondo il Guardian la madre di Nika Shakarami, la 16enne morta durante le proteste, ha denunciato che la figlia non sarebbe caduta casualmente da un palazzo. Invece Nika sarebbe stata picchiata dalle forze del regime di Teheran come dimostrano le contusioni al cranio e le altre ferite compatibili con le violenze subite. La madre, Nasreem Shakarami, ha intanto  accusato le autorità di aver rifiutato di notificare la morte della giovane per 10 giorni  e di aver rimosso Nika dall’obitorio, seppellendola in un remoto villaggio senza nemmeno avvertire la  famiglia.

Sono le cronache di 4 settimane di una rivolta che oramai si è estesa in tutte le città,  tanto che  l’immagine manipolata dell’ajatollah Khamenei avvolto dalle fiamme e apparsa per qualche secondo sulla televisione di Stato, da un quadro esatto della situazione in Iran.   La risposta del regime sul piano pratico è stata quella di schierare la polizia morale insieme ai paramilitari dei pasdaran, i quali appunto esercitano le loro funzioni nel modo in cui abbiamo letto dal Guardian. Inoltre sappiamo che nel Kurdistan iraniano, sono già state chiuse tutte le scuole e gli istituti di istruzione superiore. Se vogliamo trovare un qualche dato incoraggiante nell’intensità della protesta è che  la repressione lascia trasparire delle smagliature, i satelliti hanno infatti ripreso alcuni agenti antisommossa sfilare accanto ai manifestanti.

In un quadro di grande fermento ancora in evoluzione, una sola cosa possiamo dare per sicura, le accuse rivolte contro l’Occidente da parte dei membri del regime. Sono gli occidentali ad aver scatenato la furia femminile che si è diffusa nella popolazione per minare l’unità dello Stato iraniano. Gli ajatollah dicono il vero. Siamo noi occidentali, come esattamente siamo stati noi i responsabili del crollo del muro di Berlino. Basta che una qualsiasi ragazza iraniana riesca a collegarsi con una radio o internet per sapere che in occidente non deve subire le continue vessazioni impostegli nel suo paese. Che in occidente può studiare, lavorare e persino votare come preferisce, per non parlare della sua vita sentimentale. Non è tanto stupefacente la rivolta delle donne iraniane, quanto semmai il tempo per  cui il regime è riuscito a mantenere il suo controllo sulla popolazione. Anche perché le élite iraniane sfuggono e violano impunemente qualunque controllo. L’oligarchia iraniana fa vivere i suoi rampolli all’occidentale, ha il mito californiano di Hollywood e non certo come i mullah. Quando lo scià si separò con i suoi privilegiati così radicalmente dalla popolazione iraniana, il suo destino fu segnato. Quello che manca ancora ai rivoltosi per assestare un colpo finale al regime è un’autorità morale che possa convincere l’intera popolazione. Quello che disgraziatamente incarnò proprio Khomeini nel secolo scorso.

mostafa_maraj

Tags: KhameneiKhomieni
Riccardo Bruno

Riccardo Bruno

Riccardo Bruno si è laureato in Storia della Filosofia presso l'Università di Roma La Sapienza nel 1988. Dal 1987 al 1989 collabora all'Ufficio esteri del PRI diretto dall'onorevole Vittorio Olcese. Dal 1994 è capo ufficio stampa del PRI, dal 1995 giornalista professionista iscritto alla stampa parlamentare. Nel 1999 è capo redattore de La Voce Repubblicana. È stato poi editorialista per il Foglio di Giuliano Ferrara e l'Indipendente di Vittorio Feltri. Dal 2019 è prima vice direttore de La Voce Repubblicana e poi direttore politico

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Comments 1

  1. mario dazzi says:
    1 anno ago

    Una perfetta descrizione della situazione. Quanto scritto potrebbe essere utilizzato per descrivere perfettamente la situazione anche in altri paesi, ad esempio se sostituiamo Iran con Cuba il quadro non cambia. Mi rammarico solo che nonostante la durissima repressione, non da ieri ma da anni, nessuno abbia dato il giusto rilievo e risonanza alle poche voci che in Italia si levano. E a Cuba non sono solo le voci femminili che si levano, sono quelle di un intero Popolo.

    Rispondi

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