Ci mancherebbe solo il voler dare di una elezione parziale di una Regione particolare come la Sardegna una qualche implicazione nazionale. Ciononostante, il voto di domenica, per quanto legato alle vicende ed ai personaggi locali, è stato un’autentica mazzata per l’onorevole Meloni. Il presidente del Consiglio prima di pensare alla riforma del premierato avrebbe fatto bene a preoccuparsi di una legge contro il voto disgiunto. Per cui è accaduto che imposto un suo candidato sgradito alla coalizione ed al governatore uscente, la coalizione ha sfiorato il 50 per cento ed il suo candidato è stato battuto da un pugno di voti, Adesso stai pure li a dire il perché ed il percome, intanto la presidenza di Regione è andata e il presidente del Consiglio ha mostrato tutta la sua capacità di stratega, perché é di questo che si parla. All’onorevole Meloni conveniva e di molto, offrire la presidenza ai suoi alleati. Adesso ne vedremo di belle anche nei prossimi mesi, ovvero fino alle europee.
Dalla parte dei vincitori la situazione è comunque confusa. Il neo presidente ha avuto il pregio di tenere distanti i suoi sponsor durante tutta la campagna elettorale, Conte e Schlein sono partiti per la Sardegna di notte, mai di giorno arrivasse loro un rifiuto e si ritrovano uno con un partito il doppio dell’altro e l’altro con un governatore e la metà dei voti. Se questa è una condizione di stabilità politica possibile, buona fortuna.
Non si capisce invece cosa sia successo fra Azione ed Italia viva che rotti i cordoni nazionali si sono ritrovati in Sardegna con l’aggiunta di rifondazione comunista, per sostenere un candidato quarto come Soros. Non per dare lezioni a nessuno, e benissimo che Azione ed Italia viva tronino a collaborare, ma per farlo bisogna essere credibili, con un candidato proprio, e alleati omogenei.