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Una situazione politica delicatissima

Riccardo Bruno di Riccardo Bruno
12 Marzo 2023
in L'editoriale
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La performance del governo italiano offerta a Cutro è stata a dir poco desolante. L’impreparazione sulla vicenda migratoria da parte delle principali forze della maggioranza evidenziata sin dal primo momento con la crisi dell’autunno scorso con la Francia, ha portato alla tragedia consumata a pochi metri dalle nostre coste. Il governo nemmeno lo ha capito ed invece di dire come meglio coordinare la Guardia di Finanza con la Guardia Costiera per affrontare le prossime emergenze, pensa di spaventare gli scafisti inasprendone le pene. Non si rendono conto a cosa si va incontro, un fenomeno che non viene dissuaso nemmeno dall’imperizia appena dimostrata. Non si può dire di restare a casa a chi non ce l’ha più una casa e sa che se non si imbarca di corsa non avrà più nemmeno una vita. Il governo dovrebbe chiedere all’Europa non solo una politica comune per affrontare questo ciclone che si prepara, ma anche un piano molto ambizioso di stabilizzazione delle aree di crisi in medio oriente, Iran, Siria, nell’Africa settentrionale, ahinoi, in Afghanistan. Una prova tale da spaccare le ossa a chiunque a Roma ma anche a Parigi e Madrid. Oltretutto nel momento in cui la comunità internazionale si cimenta con la crisi in Ucraina. Qui bisogna fare un riconoscimento importante al presidente del Consiglio italiano che ha tenuto ferme le posizioni euro atlantiche. Se qualcuno crede davvero che la Russia abbia un qualche interesse ad occupare le macerie di Mariupol o di Bakmuth, e che con una qualche concessione diplomatica, a Putin si potrebbero dare almeno delle cittadine più rinomate e magari ancora parzialmente integre, fermeremmo la guerra, non sa in che mondo vive. La Russia fermerà la guerra solo quando tornerà a occupare Berlino e anche allora giusto il tempo necessario per studiare la situazione.

Poiché la lezione della storia è tale per cui i russi sono stati fermati dai turchi nel 1600, dagli svedesi nel secolo successivo, poi dalla Francia nell’800, infine nella prima guerra di Crimea da tutte le potenze occidentali, Turchia nuovamente inclusa e persino con il concorso del conte di Cavour, e per arrivare al ‘900 da Kennedy a Cuba, infine da Nixon e Reagan, c’è da sperare che si riuscirà a fermarli anche questa volta che sono molto meno potenti rispetto al secolo scorso, il loro momento massimo di pericolosità. L’Italia, principalmente grazie a questo presidente del Consiglio e prima con Mario Draghi, è schierata dalla parte giusta. Mica siamo slavi. L’opposizione che si raduna in piazza in nome dell’antifascismo non ha colto tale questione ed ha manifestato un ritardo di cento anni esatti. Per carità, i casi di violenza a Firenze sono gravissimi, ma la minaccia fascista la vedono solo i manifestanti di quella giornata. Il fascismo non è un fenomeno fiorentino è un fenomeno europeo che ha preso piede nel 1922 ed è stato sconfitto definitivamente nel 1945. Da quel momento la comunità democratica occidentale ha avuto altri e diversi problemi. Per cui, come dire, la manifestazione antifascista di Firenze è stata una polizza sulla vita del governo. Fa piacere che il cosiddetto terzo polo non vi abbia partecipato dimostrando maggiore assennatezza e realismo politico, ciò non toglie che star li a preoccuparsi se formare o non formare un nuovo partito e come chiamarlo e chi farà il segretario, ed in che tempi, è cosa che non interessa minimamente gli italiani e per la verità nemmeno noi.

In un contesto già abbastanza variegato, vi sarebbe una questione economica che pure risente di tante incertezze, anche perché nessuno sa ancora valutare esattamente le conseguenze del fallimento di una importante banca della Silicon Valley. Manca solo una crisi finanziaria mondiale per completare il quadro. Senza contare la Cina, che per lo meno ha prospettive ed obiettivi molto diversi, per non dire opposti, a quelli russi.

In ogni caso va da se che un simile contesto consiglia prudenza anche a forze superiori delle nostra, per cui, come dire, un passo alla volta. Intanto vediamo di fermare i russi in Ucraina se ci si riesce. Fino a quel momento, piaccia o non piaccia, bisognerà tenersi stretto il presidente del Consiglio. Altrimenti il prossimo presidente del Consiglio lo sceglie Putin.

Tags: BakmuthCutro
Riccardo Bruno

Riccardo Bruno

Riccardo Bruno si è laureato in Storia della Filosofia presso l'Università di Roma La Sapienza nel 1988. Dal 1987 al 1989 collabora all'Ufficio esteri del PRI diretto dall'onorevole Vittorio Olcese. Dal 1994 è capo ufficio stampa del PRI, dal 1995 giornalista professionista iscritto alla stampa parlamentare. Nel 1999 è capo redattore de La Voce Repubblicana. È stato poi editorialista per il Foglio di Giuliano Ferrara e l'Indipendente di Vittorio Feltri. Dal 2019 è prima vice direttore de La Voce Repubblicana e poi direttore politico

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