Fare valutazioni sbagliate sullo stato politico del paese è purtroppo qualcosa che può capitare anche agli osservatori più smaliziati. Perché mai credere che il movimento cinque stelle fosse interessato a tirare la corda per precipitare alle urne, sapendo che comunque andasse, avrebbe perso almeno la metà dei suoi eletti nella passata legislatura? E anche se si temeva che innescare lo spettro della caduta del governo avrebbe esercitato un richiamo sugli spiriti più irrequieti, tipo Salvini, la Lega andando alle urne si sarebbe comunque trovata sottoposta al successo della Meloni. Tutte ragioni per evitare lo scioglimento anticipato delle camere. Mentre si era certi che Berlusconi mai si sarebbe messo al passo di simili propositi scalmanati. Il Cavaliere ha raggiunto un’età, e un consenso elettorale che dovrebbe sconsigliare qualsiasi avventura. Un abbaglio clamoroso confidare sul guadagnato senso di responsabilità di Berlusconi. Conclude la sua carriera come l’ha iniziata, all’insegna del tanto peggio, tanto meglio.
Tuttavia, l’errore più grande lo hanno fatto coloro che questa crisi l’hanno aperta e che a tutt’oggi non hanno compreso che qualunque cosa fosse meglio di una campagna elettorale come quella che si è vista. Si può aggiungere che ancora non è stata nemmeno elaborata. Il segretario del partito democratico, ha promesso che resterà all’opposizione, quando magari poteva limitarsi alle dimissioni. Non si è accorto bontà sua che non c’è il governo e che per lo meno bisogna aspettare il governo prima di decidere se fare l’opposizione. Perché mai precludersi di entrare in maggioranza, se vi fossero delle condizioni? Questo fanatismo ha animato l’onorevole Letta per tutta la campagna elettorale e adesso ne paga le conseguenze. Il problema, come ovvio, non è la democraticità dell’onorevole Meloni. Quali che siano le sue idee contano i comportamenti e se dovessimo invece discutere dei principi della democrazia repubblicana, l’onorevole Letta dovrebbe preoccuparsi di chi ha messo il coprifuoco, non delle forze di opposizione a simile ripugnante regime, che infatti, hanno vinto le elezioni in carrozza. È invece vero che l’onorevole Meloni rappresenta nell’Unione europea l’opposto dei governi in carica. Le sue amicizie politiche sono alternative alla stessa Unione europea. Ed anche se il suo partito fin dall’opposizione al governo Draghi ha sostenuto le misure prese nei confronti dell’Ucraina, un merito rispetto ai vari Conte, Salvini e Berlusconi che comunque si volevano distinguere, lo scarto fra Fratelli d’Italia e le istituzioni europee resta amplissimo. Non lo si colmerà nemmeno con le rassicurazioni del presidente della Repubblica e magari dell’attuale presidente del Consiglio.
Il fatto poi che l’onorevole Meloni non mostri nessuna fretta di insediarsi a Palazzo Chigi, testimonia intelligenza politica. Perché mai voler gestire una crisi epocale quando l’Europa ti guarda con sospetto, a ragione o torto che sia. Per questo varrebbe la pena di riflettere meglio sulla strada che dovrebbe intraprendere la nazione dopo il voto. Magari vale la pena di chiedersi se davvero l’emergenza che abbiamo affrontato è alle nostre spalle o è ancora e forse ben più gravemente tutta davanti a noi.
foto dalla presidenza del consiglio dei ministri