“Vogliamo essere al centro del rinascimento nucleare italiano”, così argomenta Francesco Venneri, CEO di Ultra Safe Nuclear Corporation (USNC), nell’incipit del suo intervento al convegno dal titolo “Riportiamo il nucleare. Ecco come”, tenutosi, lo scorso giovedì 15 febbraio a Roma, presso il Senato della Repubblica. Le motivazioni che hanno indotto questa importante azienda statunitense ad investire nel nostro paese, reduce da un lungo inverno nucleare, sono molteplici: anzitutto l’Italia ha un’infrastruttura industriale molto importante e competitiva ed inoltre può vantare una lunga tradizione tecnologica e scientifica nel settore nucleare. Questo la rende uno dei paesi più idonei a produrre e accogliere i reattori della USNC, che vogliono proporsi, sul mercato europeo, con impianti di nuova concezione completamente diversi da quelli del passato.
La Ultra Safe Nuclear Corporation ha aperto la sua filiale in Italia poco prima del Natale 2023, ci informa Riccardo DeSalvo, che ne è il Direttore tecnico, auspicando “un rapido adeguamento della legislazione italiana affinché sia possibile installare sul territorio italiano i nostri nuovi mini reattori nucleari per la produzione di energia direttamente nel perimetro dei siti industriali”. Stiamo parlando dei micro reattori modulari o MMR, impianti semplici, flessibili e sicuri da installare in prossimità dei clienti – prevalentemente industrie ad alto consumo energetico, come ad esempio le acciaierie dell’Ilva di Taranto – capaci di fornire energia con continuità.
L’impiego di questa nuova tecnologia nucleare segnerebbe un cambio di passo in due ambiti strategici: anzitutto si risolverebbe in un concreto contributo per il raggiungimento degli ambiziosi obiettivi europei di decarbonizzazione, nell’ottica della c.d. neutralità climatica; per altro verso l’impiego dei micro reattori costituirebbe un passo importante verso l’indipendenza energetica del nostro Paese, messa a rischio dagli ultimi conflitti geopolitici globali.
Se ne avvantaggerebbero soprattutto i comparti più energivori del nostro tessuto industriale, quali quelli della produzione di cemento, vetro, ceramica, carta e acciaio ma anche insediamenti abitativi, campus universitari e comunità energetiche; infatti una delle caratteristiche che distingue tali reattori dagli altri è, oltre alla dimensione piuttosto contenuta e alla sicurezza assoluta, la loro flessibilità e versatilità di impiego che li rende facilmente trasportabili e rapidamente installabili ovunque vi sia bisogno di una fonte di energia elettrica, termica o, persino, ad idrogeno.
Le caratteristiche di maggior sicurezza, rispetto alle mastodontiche centrali nucleari tradizionali, di vecchia generazione, sembrano inoltre andare incontro alle preoccupazioni dei cittadini, spesso vittime della sindrome Nimby (Not In My Back Yard).
Va infine aggiunto che, in un’ottica di transizione ecologica, i reattori della USNC sono pensati per integrarsi con gli impianti di energia rinnovabile, per natura discontinui, ai quali sarebbero complementari quando manca il vento o il sole; la possibilità di distribuirli capillarmente sul territorio può inoltre abbattere le perdite di trasmissione per il trasporto dell’energia all’utente, eliminando dunque i costi di dispacciamento. Elemento da non sottovalutare, in tempi di costi energetici in continua crescita.
Nella foto l’I’mplementazione prevista nel campus dell’Università di Urbana Champaign in Illinois nell’edificio della vecchia centrale a Nafta | CC0