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Vincere la guerra, perdere la pace

Riccardo Bruno di Riccardo Bruno
2 Ottobre 2023
in L'editoriale
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La vittoria di un Fratoianni qualsiasi a Bratislava non è un particolare problema per Kyiv. La Slovacchia non conta nemmeno sei milioni di abitanti, è un paese di tradizione agricola, può dare o non dare armi, non sapremmo esattamente dire nemmeno di quali disponga, non comporta un particolare problema. Semmai bisogna chiedersi se il fatto che paesi che hanno subito già la sorte di un’invasione sovietica, anche se Bratislava non è stata Praga, non importa, si disimpegnino dalla difesa dell’Ucraina, comporti un sintomo preoccupante. Abbiamo Orban come sufficiente elemento di disturbo, se si aggiunge anche Fico ecco che Putin può dire in fondo noi russi non siamo poi così terribili. E in effetti non lo sono poi più tanto: Una volta presero l’Ungheria e l’intera Cecoslovacchia in un paio di settimane, rovesciando i governi costituiti ed epurandone i dirigenti: Adesso sono quasi 600 giorni che bombardano ed attaccano quello che da tre secoli è sempre e solo stato un loro protettorato. Quando l’Armata rossa entrò a Kyiv la conquistò in cinque minuti, La prova militare sul terreno dell’esercito putiniano è stata quella di un’ombra pallida del precedente. Passando da una disfatta all’altra Putin ha perso contingenti di truppe per trecentomila uomini, in pratica più dell’esercito invasore del febbraio del 2022, tanto da trovarsi con seri problemi di organico. Non bastasse, i russi sono costretti alla difensiva più o meno a ridosso dei territori dati per annessi, come la Crimea dal 2014.

Se l’Ucraina è stata formidabile nella fase difensiva ed è ancora capace di assestare colpi devastanti persino alla marina russa, l’Ucraina non dispone di una flotta ovviamente, è anche perfettamente chiaro come non sia in grado di sviluppare una controffensiva altrettanto efficace. La ragione è semplice. il sostegno del mondo occidentale nei confronti di Kyiv è stato coeso davanti all’aggressione. Una volta respinta l’aggressione perché non riconoscere ai russi quanto di territori richiedono? La Crimea dal tempo di Pietro il grande, fino a Crusciov era russa. E’ la linea Kissinger, diventata prevalente anche nelle fila dei repubblicani al congresso statunitense.. Quella del compromesso.

Sotto un profilo razionale, cosa c’è di più congruo ad una soluzione di questo genere? Nessuna parte è in grado di prevalere, perché insistere, soprattutto perché mai Zelenzky è così ostinato.. Quello che sembrava razionale nelle guerre dell’800 divenne completamente insensato nelle relazioni con la Russia. La Russia celebrò la sconfitta di Austerlitz come una vittoria, avevano perso gli austriaci, Bagration mise in fuga Murat! E quando Napoleone prese Mosca, piuttosto di arrendersi, i russi gliela bruciarono. Follia? La guerra russa era la guerra di affermazione di un modello politico statuale su un altro. Non c’era una ragione commerciale, la Francia si accorgeva appena che la Russia violasse il blocco con l’Inghilterra e tantomeno una guerra di confini, c’era giusto quello con la Polonia a cui la Francia teneva. La guerra russo francese era una guerra civile, non una guerra fra imperi come quella franco austriaca, o afrnco britannica. Una guerra civile è una guerra di sopraffazione, lo stesso della guerra russo ucraina di oggi. Lo Zar doveva restaurare i Borboni sul trono di Parigi, Putin oggi deve annientare Zelensky per rimettere la museruola a Kyiv. Fino a quando non ci riuscirà la stessa Russia è in pericolo.

In un simile conflitto come quello di due secoli fa, la Russia punta solo sull’inerzia. Come Napoleone si stufò di restare a Mosca, gli occidentali si stancheranno di sostenere Kyiv, già sono stanchi. Allora la Russia sI riprenderà l’Ucraina esattamente come nel 1917. Si perde la guerra, si vince la pace, da cui nascerà un nuova guerra.

foto cco

Riccardo Bruno

Riccardo Bruno

Riccardo Bruno si è laureato in Storia della Filosofia presso l'Università di Roma La Sapienza nel 1988. Dal 1987 al 1989 collabora all'Ufficio esteri del PRI diretto dall'onorevole Vittorio Olcese. Dal 1994 è capo ufficio stampa del PRI, dal 1995 giornalista professionista iscritto alla stampa parlamentare. Nel 1999 è capo redattore de La Voce Repubblicana. È stato poi editorialista per il Foglio di Giuliano Ferrara e l'Indipendente di Vittorio Feltri. Dal 2019 è prima vice direttore de La Voce Repubblicana e poi direttore politico

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