Anche l’ultimo leader conservatore rimasto su queste sponde dell’Atlantico, il miliardario Sunak, è andato. A Roma è arrivato il premier laburista britannico Keir Starmer il primo dopo 14 anni. Oramai, ovunque l’onorevole Meloni si volti, vede socialisti. Germania, Spagna, Inghilterra, persino la sua pupilla albanese ha un presidente socialista. Oppure, in Francia, Macron, la sua nemesi. E questo è ancora un vantaggio per il presidente del consiglio. Intanto perché in Italia da conservare ci sono solo i monumenti e magari stiamo aspettando un ministro adatto, poi perché se si trovasse dei nazionalisti ai confini, grazie a dio abbiamo solo esponenti del partito popolare, come in Austria e Croazia, vai a sapere come si metterebbero le cose. Visti i chiari di luna in Turingia e le ambizioni della signora Le Pen, il governo italiano fa bene a rafforzare la cooperazione con l’Inghilterra, e questa è la nota positiva del vertice tenuto a Villa Pamphili.
Il bilaterale anglo italiano è parso principalmente concentrato sui problemi dei migranti in termini di sicurezza. Il famoso piano Mattei, il nuovo modello cooperativo per l’Africa, non è stato nemmeno nominato dal presidente del consiglio nell’incontro con la stampa e si comprende che non possa essere stato al centro di un colloquio con il premier britannico. Londra, che ha qualche esperienza africana, non ci prenderebbe sul serio. Quanto agli investimenti, bene l’Italia è fra i primi dieci partner commerciali inglesi, non così rilevante quindi ed il progetto concreto più significativo a cui collabora anche il Giappone, sarebbe un aereo militare che verrà realizzato nel 2035. Francamente una data un po’ fuori portata per l’onorevole Meloni e forse anche per Starmer, poi per carità non poniamo limiti alla provvidenza.
Sui fronti internazionali, Italia e Gran Bretagna rimettono interamente la questione mediorientale alla diplomazia statunitense e tanta remissività va benissimo. perché difficilmente anche gli stessi Stati Uniti saranno in grado di cavare un ragno dal buco e in verità tutto poggia sulle capacità di Israele a reggere il confronto che comunque gli Usa a loro modo sostengono. Meno l’Europa si immischia meglio è. Piuttosto vi sarebbe da capire cosa stia a fare ancora il contingente italiano in Libano. Forse il presidente del Consiglio farebbe bene a chiederselo.
Le noti dolenti vere e proprie vengono invece dall’Ucraina. L’obiettivo del governo italiano è diventato quello di raggiungere la pace, cioè la posizione del Vaticano. Tanto è vero che l’onorevole Meloni ritiene costituzionale il divieto di consentire l’impiego delle armi italiane all’Ucraina oltre i suoi confini, che significa, praticamente non dargliele. Tutto questo è un autentico teatrino. Il ministro degli Esteri ha asserito che l’Italia avrebbe fornito una batteria di Samp t e che ne promette un’altra. Essendo principalmente contraerea quest’ arma, serve a poco o a niente. La caccia russa bombarda dal suo spazio aereo. Quanto agli Himars promessi proprio dal presidente del Consiglio al G7, vi sono notizie che non solo non sono ancora arrivati all’Ucraina, ma nemmeno all’Italia. Sono attesi per il 2027. Per cui in realtà non si capisce di che parla l’Italia quando dice che le armi date non devono colpire la Russia. Meglio sarebbe dire, lasciate fare ai russi quello che vogliono, questa la vera posizione del governo italiano a meno che pensino di fermare i russi con i cannoncini Oto Melara ed i lince.. L’Inghilterra ha invece fortificato Odessa, l’unica vera chiave di volta del Donbass ed i russi si guardano bene dall’avvicinarvisi. Sono scomparsi dal mar Nero, preferiscono quello caraibico, i russi. Per cui verrebbe da credere che l’unico obiettivo che interessa Londra è salvaguardare l’indipendenza di Odessa, perché anche se autorizza l’uso dei missili concessi come meglio pare agli ucraini, gli storm shadow, sono praticamente inutili negli spazi aperti. Servono a colpire rifugi blindati. Per difendere le armate in Donbass e nel Kursk l’Ucraina ha bisogno degli Atacms, che sono americani e Washington non sembra intenzionata a togliere le restrizioni, almeno fino al dopo voto. Ragioni di campagna elettorale.
.In queste condizioni non si riesce a capire come Zelensy sia riuscito a resistere più di 900 giorni ad un nemico che gli vomita addosso qualunque porcheria nord coreana ed iraniana, dopo aver esaurite e ce ne deve essere voluto, le scorte belliche dell’Unione sovietica. Il presidente ucraino farebbe bene a rifugiarsi in montagna, nei Carpazi. Centocinquanta chilometri ad ovest di un paese disgraziatamente pianeggiante e privo di confini naturali, quasi fosse il panno di un biliardo. Se i russi lo catturassero, Zelensky avrebbe comunque fatto un figurone. Gli occidentali che stanno lì a dire di voler sostenere l’Ucraina, meno. L’Italia, la più ridicola. Un po’,meglio, l’Inghilterra. Poi c’è Francia che voleva mandare le truppe e da allora compra petrolio russo sotto costo.
galleria della presidenza del Consiglio dei ministri.