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Volevano mettere il Paese in ginocchio

Riccardo Bruno di Riccardo Bruno
15 Marzo 2023
in L'editoriale
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Fin dal marzo del 2020, quando gli italiani cantavano sui balconi di casa, “la voce repubblicana” ha scritto che un comitato tecnico scientifico non all’altezza di valutare una situazione eccezionale come quella di una pandemia, insieme ad un governo completamente impreparato, passato in pochi giorni dalla sottovalutazione del fenomeno, al panico più completo, avrebbero causato un disastro. Un caso talmente eclatante che solo due giorni fa il presidente della Conferenza Episcopale, monsignor Zuppi, intervistato 5 minuti dal tg1 per il decennale del pontefice, ha sentito il dovere di ricordare come “le illusioni” del governo Conte due. Zuppi sa meglio di tutti che quando erano chiuse le scuole, i ristoranti, i cinema, i negozi, si infettavano le suore nei conventi di clausura. Sante donne che conducevano una vita in isolamento senza bisogno dei decreti del governo.

Quello che invece proprio “la voce repubblicana” non poteva immaginare è quanto sembrerebbe essere emerso dalle cronache giudiziarie riportate da alcuni media sui rapporti che correvano fra ill ministro Speranza, e l’Istituto di Sanità, nella persona del suo presidente Brusaferro. Bisogna augurarsi che quanto si legge a riguardo sia un estratto manipolato o almeno completamente decontestualizzato, su cu presto la stessa procura possa fare la necessaria chiarezza. Se poi si trattasse di una pura elaborazione giornalistica, volta a fare clamore a costo dell’onorabilità dei membri del governo, sarebbe persino meglio il discredito gratuito. Che siano le fonti dell’opinione pubblica ad aver equivocato e a doversi scusare. Altrimenti si sarà costretti a credere che sia l’Istituto di Sanità, che il comitato tecnico scientifico, avessero comunque maturato una valutazione pertinente dei problemi, con evidenti perplessità sulle chiusure in generale, la scuola in particolare e che ciononostante, il governo avesse deciso la strada da intraprendere ed in maniera indipendente dalle considerazioni dei suoi scienziati.

Anche chi aveva assunto l’atteggiamento più critico nei confronti di quel governo potrebbe piuttosto credere ad un altro riferimento scientifico. Questo ancora non emerge dalle rivelazioni dei media ma non si escluda affatto che il ministro della Sanità ritenendo sia l’Is che il Cts non all’altezza della situazione, abbia preso a modello una qualche autorità più significativa, magari direttamente dall’Oms, la vera responsabile delle scelte fatte. Fra tutte le possibilità in materia va escluso il solo professor Crisanti, come pure si capisce dallo sviluppo dell’inchiesta. Non c’è alcuna contraddizione tra l’accusa al governo di aver chiuso poco e male e di aver chiuso troppo e peggio. Esiste la decorrenza temporale. Il governo non ha chiuso quando forse ancora serviva, per chiudere quando era oramai completamente inutile. Solo che se mai non saltasse fuori questa Alta autorità tutelare di cui il governo seguiva i consigli alla lettera, per lo meno dopo le cantonate prese ad Alzano e Nembro, verrebbe da credere quello che si legge in un messaggio carpito al dottor Ruocco, segretario generale del ministero della sanità. Cioè che il governo arbitrariamente avesse scelto di mandare in fumo con la libertà dei cittadini, i milioni delle loro attività produttive. Ruocco ha infatti previsto alla fine di gennaio che il virus sarebbe arrivato e che avrebbe prodotto 180 mila morti. Con tutte le misure prese ne ha fatti 188 mila, cento mila nell’anno del governo Conte due.

L’unica certezza avuta sin dal marzo del 2020, quando non si disponevano ancora di tutte queste informazioni e pure era evidente l’impreparazione del governo, viene dalle dichiarazioni del sottosegretario Sileri. Sileri si lamentava di non essere tenuto al corrente della situazione sanitaria e dei suoi sviluppi, nelle relazioni fra ministero, Is e Cts. Oggi si legge che Sileri contesta al segretario generale Ruocco l’aver appreso dalla televisione dei due cinesi ricoverati allo Spallanzani di Roma nel febbraio di quell’anno. Possibile che l’unico sottosegretario alla sanità con una esperienza ospedaliera di una certa importanza fosse tenuto all’oscuro di tutto al punto di lamentarsene? Adesso ci si rende conto che con lui fu tenuta all’oscuro l’intera coscienza del paese e con il risultato eccezionale di metterlo in ginocchio. Pensare che l’onorevole Speranza da solo, sembra uno che non sappia nemmeno allacciarsi le scarpe e Conte, un altro che si pavoneggia come Luigi sedici prima dell’anno 1789. Da qui la domanda. Se il Cts e l’Is prendevano ordini e non guidavano un bel niente, come è possibile che Conte e Speranza, indecisi a tutto almeno sino al 3 marzo di quell’anno, abbiano poi mostrato una tale furia claustrosanitaria sino al giorno fortunato in cui sono stati cacciati dal parlamento della Repubblica? E questa non è una questione giudiziaria. È una questione puramente politica.

Tags: inchiestaSperanza
Riccardo Bruno

Riccardo Bruno

Riccardo Bruno si è laureato in Storia della Filosofia presso l'Università di Roma La Sapienza nel 1988. Dal 1987 al 1989 collabora all'Ufficio esteri del PRI diretto dall'onorevole Vittorio Olcese. Dal 1994 è capo ufficio stampa del PRI, dal 1995 giornalista professionista iscritto alla stampa parlamentare. Nel 1999 è capo redattore de La Voce Repubblicana. È stato poi editorialista per il Foglio di Giuliano Ferrara e l'Indipendente di Vittorio Feltri. Dal 2019 è prima vice direttore de La Voce Repubblicana e poi direttore politico

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