Tempo quattro giorni dalla presa delle Tuileries, il 14 agosto 1792, Lafayette con il suo stato maggiore, lascia l’armata e si consegna all’Austria. Il marchese aveva cercato di portare il suo esercito radunato sul Reno in soccorso della corona, quello non volle muoversi e la sua testa era finita in bilico. Ecco l’eroe dei due mondi che se la diede a gambe anche se del suo cavallo. Un disastro oltre che militare Brunswick sfonda le linee e marcia su Parigi, politico perché Lafayette era l’uomo che si era inventato la storia del rapimento del re, aveva consumato l’eccidio dei repubblicani al Campo di Mart e aveva dominato con Barnave l’assemblea legislativa fino al ritorno girondino al governo il 2 giugno. La caduta del re si porta dietro a cascata l’ultimo punto di rifermento del 1789, il leggendario marchese che aveva presieduto la festa della Federazione, giurato sulla costituzione di difendere la Nazione davanti a migliaia di francesi. Il 14 agosto la Francia non ha più un potere riconoscibile in nessuna parte, se non quella dei rivoltosi che hanno assalito il palazzo, insomma un branco di scalmanati.
Illustri storici della rivoluzione, George Saboul ad esempio, amano intitolare il periodo che inizia il 14 agosto del 1792, sino alla caduta del governo girondino l’anno successivo come “il dispotismo della libertà”. La formula è di Marat, che pure è completamente priva di senso: uno Stato o è dispotico o è libero, non può essere entrambi. È in questa insensatezza logica che si dibatte la Francia prima ancora della sua verticale crisi politica. Nell’assemblea Legislativa tutti i sostenitori di Lafayette si dissolvono, la gironda che rappresenta i residuati del club giacobino si butta nelle braccia di un altro generale Doumuriez, non si è mai capito il suo autentico valore strategico, perché Doumuriez pensa solo alla scalata al potere. Il re rinchiuso al Tempio conta che verranno i prussiani a liberarlo presto. Poi a Valmy le armi francesi finalmente vincono. Che cosa ha consentito la vittoria di Valmy? I massacri di settembre. Prima che il Terrore venisse posto all’ordine del giorno dal futuro governo rivoluzionario, impazzava già da 4 anni. E davanti allo sgomento dell’avanzata alleata sulla capitale, Danton autorizza il massacro nelle carceri dei sospetti , dei difensori delle Tuileries, dei nobili del pugnale e dei preti refrattari. La gironda accuserà Marat, Robespierre, ma era la gironda al governo ed il colpo lo aveva fatto Danton, lo rivela al figlio del duca di Orleans, suo protettore, invitandolo alla fuga. Il futuro re di Francia lo racconta nelle memorie. Un solco di sangue viene posto fra gli emigrati ed il popolo francese. L’effetto è la ripresa dell’offensiva militare che porterà la Francia fino alla conquista del Belgio. A quel punto tradirà anche Doumuriez e la gironda sarà soppiantata definitivamente dalla Comune. È lo snodo cruciale della rivoluzione, il potere conteso della Repubblica. Metà della Gironda voleva deporre il re, l’altra metà no voleva indurlo ad un comportamento costituzionale. Una volta deposto, ancora vorrebbero salvarlo e altri persino tornare a collaborarci. Tutte illusioni che crollano quando eletta la Convenzione uno sconosciuto deputato della Nevers salirà alla tribuna per dire che un “re deve regnare o morire”. È Sain Just. Solo a quel punto la gironda comprende di essere protesa su un abisso, quando i suoi esponenti pensavano ad un elegante compromesso da siglare in un salotto. Il partito della guerra ha perso tutti i generali che dovevano combatterla. Nel momento nel quale serve una leva rivoluzionaria, l’amalgama, il Terrore ha preso il sopravvento. Anche per l’esercito si parafrasa Saint Just, i generali o vincono o finiscono alla ghigliottina. Tempo sei mesi la Francia vedrà sorgere i più grandi militari della storia europea, Hoche, Moreau, Desaix, Mc Donald.
Benjamin Constant scriverà che il Terrore consentì la vittoria della guerra, ma che senza il Terrore non ci sarebbe stata la rivolta di Lione. Tutti presero sul serio Constant ed il Terrore fu deprecato e rimpianto il liberale LaFayette che pure aveva preso a fucilate il popolo disarmato e mentito alla nazione. Che occasione persa per la Francia il sogno costituzionale fondato su un re imbecille e traditore. Il punto è che Constant non era nemmeno uno storico ma solo un parvenu desideroso di farsi un nome. A Lione il terrore non lo porta la Convenzione, lo reprime. È la municipalità di Lione che taglia la testa al convenzionale Chalier e la rimanda a Parigi e quello era andato solo a chieder di pagare le tasse che la più ricca città di Francia non voleva pagare per la guerra. La gironda non era realista, furono i realisti a farsi girondini.
Foto associazione Les Amis de Robespierre, Vasto Ch