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25 aprile, un giudizio politico inequivocabile

Riccardo Bruno di Riccardo Bruno
25 Aprile 2023
in L'editoriale
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Il giudizio politico sul 25 aprile di un partito che è stato nemico del fascismo sin dal 1921 e poi, entrato in clandestinità, lo ha combattuto in Spagna e nuovamente, dopo la caduta del regime, lo ha sconfitto nel nord Italia, è inequivocabile. Il 25 aprile è la data del riscatto nazionale dall’infamia di un’avventura criminale che ha portato l’Italia al disastro.

Il giudizio storico è più complesso. Proprio ieri sera abbiamo ascoltato una giovane studiosa ospite di una trasmissione televisiva dire che l’attentato di via Rasella ha rappresentato una pagina di grande rilevanza militare della Resistenza. Possiamo assicurare che all’interno del Cln Alta Italia c’era chi invece riteneva degna di una tale considerazione i 23 giorni della città di Alba. Ad Alba si armarono tutte le brigate partigiane della regione, rossi, azzurri, cattolici, azionisti, cacciarono i fascisti e instaurarono la Repubblica il 10 ottobre del 1944, prima di soccombere il 2 novembre dello stesso anno alla controffensiva di tedeschi e saloini. Il che dimostrò la capacità di mobilitazione effettiva della resistenza attraverso un concorso di popolo e al contempo, delle sue possibilità di successo. Senza il collasso delle forze dell’Asse in Africa, cioè senza l’intervento americano, le possibilità di una guerra partigiana in Italia erano piuttosto remote, ed anche a collasso avvenuto, con il rocambolesco arresto di Mussolini, gli italiani si mostrarono attendisti. Furono gli antifascisti della prima ora a prendere il sopravvento sino a convincere quelli dell’ultimo minuto. Da cui le troppe difficoltà incontrate sulla strada dell’affermazione della Repubblica democratica, che pure venne realizzata.

Il partito repubblicano italiano fra tutti i partiti dell’antifascismo è il più riconoscente all’impegno alleato. A contrario di quanto avvenne in Germania, dove si allestì un processo pubblico al nazional-socialismo, il governo del Cln, a cui il Pri non partecipava, varò l’amnistia già nel ’46. La Costituzione del 1948 scrive che tempo cinque anni “i capi responsabili del regime fascista”, Norme transitorie e finali titolo XII, sarebbero potuti essere reintrodotti nella vita politica con tutti i diritti civili che spettano ai cittadini della Repubblica. In Germania i gerarchi nazisti erano stati impiccati. È vero che alcuni dei responsabili del fascismo, come De Bono, o Ciano, furono eliminati sin dal processo di Verona e il rimasuglio dei gerarchi di Salò venne mitragliato con Mussolini per finire appeso ad un gancio, ma i sopravvissuti, tanti, tornarono in giro rapidamente. Non si riuscì nemmeno a condannare un nazista complice di Himmler come Julius Evola. Bottai già nel ’51 dirigeva un giornale. Graziani prendeva i bagni nella sua vila del Circeo. Pisanò e Almirante si fecero un movimento reducistico, costituzionalmente garantito. Il fascismo fu solo un colpo di Stato. Una Costituzione repubblicana democratica, è antifascista strutturalmente. Essa vieta la ricostruzione del partito fascista, non impedisce la nostalgia, nemmeno la più miserabile, purché sottoposta alla legge. Per questo non abbiamo leggi antinegazioniste, anzi abbiamo i fischi alla Brigata ebraica in piazza e ci siamo trovati come ministro il miliziano di Salò Mirko Tremaglia, senza che mai nessuno gli chiedesse se fosse antifascista. Bastava giurare sula Costituzione.

Il nostro dovere di eredi di chi ha combattuto il fascismo senza nessun compromesso e dal primo momento, rimane quello di difendere le forme democratiche conquistate per tutti e pretendere il rispetto delle stesse, da tutti. Il fascismo non è eterno, come pure qualcuno ha delirato che fosse e magari ancora delira. Il fascismo ha fatto sprofondare troppo in basso la rovina dell’Italia e dell’Europa per riemergere. La minaccia al sistema democratico e l’odio per la forma repubblicana invece precede di gran lunga il fascismo. Perché bisogna sempre ricordare il primo alleato che aiutò il fascismo nella sua espansione, la Russia. La Russia il più determinato nemico della prima Repubblica europea contemporanea. La Russia divenne antifascista solo quando i fascisti stavano per arrivare a Mosca e giusto il tempo necessario. Poi si mostrò tale e quale al fascismo e se la si lascia continuare così farà persino peggio del fascismo.

Tags: pacciardiSogno
Riccardo Bruno

Riccardo Bruno

Riccardo Bruno si è laureato in Storia della Filosofia presso l'Università di Roma La Sapienza nel 1988. Dal 1987 al 1989 collabora all'Ufficio esteri del PRI diretto dall'onorevole Vittorio Olcese. Dal 1994 è capo ufficio stampa del PRI, dal 1995 giornalista professionista iscritto alla stampa parlamentare. Nel 1999 è capo redattore de La Voce Repubblicana. È stato poi editorialista per il Foglio di Giuliano Ferrara e l'Indipendente di Vittorio Feltri. Dal 2019 è prima vice direttore de La Voce Repubblicana e poi direttore politico

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