Un accordo elettorale fra Pd ed Azione sarebbe stato perfettamente comprensibile se fin dal primo giorno Letta e Calenda avessero indicato la necessità di ripristinare Draghi alla guida del Paese con una maggioranza politica qualificata, ovvero capace di subentrare ai partiti che hanno mandato a picco il governo. Questo crediamo che sarebbe stato facilmente compreso ed accettato anche dal presidente della Fondazione Einaudi, Giuseppe Benedetto che ha lavorato e continuerà a lavorare per un progetto identitario della liberal democrazia in Italia. A maggior ragione bisogna riconoscere che un governo Draghi sia una tappa irrinunciabile proprio per un simile progetto. Per lo meno questa è l’idea del partito repubblicano disposto a qualsiasi alleanza utile in tal senso, compatibilmente con la nostra autonomia di partito che riteniamo sempre di dover salvaguardare, perché ne abbiamo viste davvero tante.
Giuseppe Benedetto è liberale, bontà sua, da quando porta i calzoni corti. Calenda è stato eletto poco più di due anni fa con le liste del Pd nel partito socialista europeo. Siamo ben felici che Calenda abbia lasciato il socialismo europeo per uno schieramento che noi sosteniamo con Benedetto dalla seconda metà del secolo scorso. Solo che detto con franchezza la sua scelta non sembra troppo diversa da quella del ministro di Maio che prima di diventare un campione dell’occidente democratico come ministro degli Esteri di questo governo sosteneva i gilet gialli nel governo Conte.
Se ci fossimo messi a esaminare il sangue di tutti i cittadini italiani avremmo avuto molta difficoltà a rimpolpare le decimate fila del partito repubblicano all’indomani della caduta del fascismo. Anche nel caso migliore ci saremmo rivolti ad un elettorato che come minimo era stato balilla, o aveva giurato, magari controvoglia, al fascismo, o come nel caso di Benedetto Croce senatore del Regno, che aveva votato la fiducia a Mussolini dopo l’omicidio Matteotti e versato ancora l’oro alla patria nel 1933. O Norberto Bobbio, figura più oscura, che era in cattedra grazie all’intercessione del Duce e così via. Noi siamo un partito i cui aderenti erano in clandestinità, al confino, o morti in Spagna. Forse qualcuno crede che dimentichiamo tutto questo? No, ma siamo più interessati al futuro che al passato per cui siamo felici quando qualcuno si distacca dal suo quale che sia per avvicinarsi alle idee ed ai comportamenti che provengono dal nostro.
Non ci saremmo mai messi a polemizzare e non l’avremmo mai fatto con chi voleva costruire un’area politica elettorale volta alla riproposizione di un governo Draghi, persino con gli stessi ministri nel caso, cosa che davvero avrebbe messo in difficoltà la Lega, Forza Italia ed i cinque stelle, ovvero quella di riconoscere il ruolo svolto al servizio del paese a forze che non si capisce per quale assurda miopia lo avessero poi abbandonato.
Purtroppo, ci pare di capire che non sia così, cioè che i partiti di centro, di sinistra, quello che preferiscono, abbiano innescato un meccanismo autoconservativo più che progressivo e adesso non sappiano nemmeno esattamente cosa vogliano politicamente fare. Perché se si trattava solo di battere il centrodestra, perché mai isolare Conte, perché isolare Renzi, come pure è avvenuto. C’è una profonda incompiutezza del sistema politico italiano, questo è quanto coglie il presidente Benedetto che ha scelto di andarsene in vacanza al mare, che la legge elettorale aggrava. Va aggiunto che una certa disinvoltura dei partiti non aiuta, anzi, peggiora.