L’ultimo report del think tank statunitense Isw, (Institute for the study of the war) ed il ministero della difesa britannico, hanno confermato ieri quello che ha scritto La Voce Repubblicana la settimana scorsa, il fallimento della nuova offensiva invernale di Putin nel Donbass. Lo recitano i numeri impietosi delle perdite dell’esercito russo rispetto agli insignificanti passi avanti compiuti sul campo, per obiettivi fra l’altro inutili, come la conquista di Bachmut, che nulla sposta nel conflitto. Ricordiamo che l’Isw è il più prestigioso centro studi militari al mondo mentre il ministero della Difesa britannico dispone di un servizio di spionaggio militare altamente efficace dai tempi del colonnello Lawrence e che si è sempre mostrato credibile nell’elaborazione dei dati. Sia gli 007 inglesi che lo Isw, ci fanno sapere che almeno trentamila dei più dei 170 mila morti militari russi nei tredici mesi di conflitto sono dovuti ad incidenti logistici e ad alcolismo. Per quanto possa apparire incredibile i soldati russi si ubriacano e muoiono congelati. Questo elemento conferma lo stato di depressione delle truppe russe al fronte che sono sempre più impreparate ed immotivate. Non ci sono conferme dei casi denunciati di ammutinamento. Restano poi i problemi della logistica e degli armamenti ravvisati in maniera clamorosa già dai tempi della prima offensiva. Per un paese che dal 1950 agli anni ’70 distribuiva e regalava armi in tutto il mondo, non è un buon segno chiedere forniture agli ex beneficiati di un tempo, come la Corea del Nord, ad esempio. Il ministero della difesa britannico ha fatto anche sapere che il dissenso fra i servizi segreti russi ed il governo era molto meno estemporaneo di quanto avesse creduto La Voce Repubblicana che pure l’aveva evidenziato dal primo momento dell’invasione. I servizi di sicurezza russi comunicarono formalmente a Putin che l’esercito non era ancora pronto a muoversi, per cui il confronto pubblico fra Putin ed il capo dei servizi trasmesso dalle televisioni in diretta l’anno scorso era stato preceduto da una documentazione specifica che coglie di sorpresa. In genere un qualsiasi governo decide sulla base delle informazioni che riceve, non contro le stesse. Quest’ultimo è il governo russo.
Che del resto siamo di fronte ad una autentica follia lo dimostra come il Cremlino non batta ciglio davanti alla catastrofe militare. Putin pensa di sostituire una ennesima volta il comandante in capo dell’esercito. Appena si è scomposto di fronte alla depressione economica e per la prima volta ha ammesso le difficoltà causate dalle sanzioni, quando il Wall Street Journal ha raccolto tutto il fronte degli esperti economici russi del dissenso. Questi sono convinti di una prossima crisi di liquidità che si abbatterà sulla federazione. In attesa il rublo ha già perso il venti per cento del suo valore rispetto al dollaro. Nel caso migliore la Russia diverrebbe un satellite della Cina.
Che la crisi politica sia profonda lo testimonia l’attentato di San Pietroburgo in cui è morto un altro blogger oltranzista. In questo caso i russi non accusano gli ucraini come per la morte della Dugina. Sospettano una faida interna ai servizi militari. Le morti in Russia dall’inizio del conflitto ad oggi appaiono fuori controllo. soprattutto fra gli oligarchi. La Voce Repubblicana non aveva previsto, che nonostante un quadro di questo genere, Putin non solo fosse in grado di resistere ma persino di intensificare la minaccia. Non punta sul nucleare, come era fin troppo ovvio, quanto sulla densità della popolazione da spedire al fronte. Al Cremlino non importa più di conseguire successi sul campo che non riesce ad ottenere. Conta di sfinire il nemico, e quindi l’occidente che lo rifornisce. Ricordiamo che ancora 16 mesi fa i riservisti ucraini si addestravano con dei fucili di cartone. Conforta solo sapere che erano di cartone anche le scarpe dell’armata di Bonaparte in Italia, quella che nel 1812 cacciò i russi a cannonate.
Foto Lukasjion