Chi scrive non ha mai capito il contributo al pensiero liberale di Benedetto Croce. Il pensiero della libertà nasce in Europa con Rousseau, checché se ne dica comunemente, Jean Jacques fu il primo a porre l’istanza che i diritti del popolo precedessero quelli di un sovrano e a riconoscere solo un sovrano plurale, non uno singolare. Il rovesciamento dell’assolutismo di Hobbes e del compiacimento monarchico di Grozio, questa la filosofia di Rousseau. Ma il primo filosofo della libertà fu Schelling per questo declassato da un nazista come Heidegger, ad un filosofo dell’arte, Heidegger per ottenere una cattedra nel Terzo Raich vedeva filosofi dell’arte dappertutto, Schelling e persino Nietzsche per Heidegger erano filosofi dell’arte. Mentre il marxista Lukàcs faceva di Schelling un semplice irrazionalista. Tutto questo sarà anche vero ma la principale idea dell’ultimo Schelling esasperato dal trionfo di Hegel, è uno Spirito completamente libero ed indipendente dotato di una potenza creatrice, quando lo Spirito di Croce è un fantasma ridotto in catene. E cosa rimprovera Croce all’idealismo tedesco? l’eccesso di statalismo che opprime l’individuo, senza vedere come lo Stato è l’unica difesa individuale dalla strapotere degli imperi centrali che l’idealismo tedesco combatteva. D’altra parte a Croce non piace certo l’Europa rivoluzionaria o bonapartista, ama l’Europa della restaurazione, che disprezza democrazia ed eguaglianza e converge sul solo pensatore che gli pare degno, Tocqueville, uno per il quale l’unica libertà che conta è quella della Chiesa e dei suoi credenti. Grazie a Croce, ed al Vaticano, ovviamente, Tocqueville in Italia è diventato non colui che represse frodando Napoleone terzo la Repubblica Romana, fatto fesso Luigi Bonaparte licenzierà il suo ministro, ma il principale esponente del liberalismo europeo, Tocqueville, che per non giurare sulla carta della monarchia costituzionale di luglio, si nascose in America. Tutto sommato la considerazione di Croce di questo aristocratico bigotto francese è più grave di aver importato per primo, effettivamente il suo unico merito storiografico, il pensiero di Sorel in Italia credendo evidentemente di accattivarsi Mussolini. Il duce ammirava la violenza di Sorel dalla sua emigrazione in Svizzera. Mussolini non si prese lo stesso nel suo governo quel trombone di Croce, ma il più giovane e ben più brillante Giovanni Gentile che del resto aveva più estimatori nelle fila studentesche che fra quelle dei cattedratici. Croce riuscì solo a restare senatore del regno, per spiegare che in fondo qualche scappellotto ben dato ai democratici avrebbe rimesso le cose a posto, sino a votare la fiducia a Mussolini dopo la morte di Matteotti e persino a donare l’oro alla patria che impiccava i libici dopo aver gasato gli etiopi.
Ora questa ricostruzione che la “voce repubblicana” ha sempre sostanzialmente diffuso dalla fine del secolo scorso, senza particolari obiezioni nel mondo repubblicano, Croce per farsi poi apprezzare dal partito comunista si permise persino di dire che il linguaggio di Marx aveva il pregio dell’attualità che mancava a Mazzini, questo era Benedetto Croce, è diventata persino più dura dalle colonne del quotidiano di Sansonetti, il Riformista, che in occasione dei 70 anni dalla morte ha attaccato il pensiero di Croce su tutta la linea e bisogna riconoscere, con una certa efficacia, attraverso un articolo molto argomentato del professor Michele Prospero, “Croce il filosofo che tollerava Mussolini”.
Una sola osservazione al professore. Prospero sembra accusare Croce principalmente di aver fatto la bella vita mentre Gramsci oppositore vero era in carcere, cosa che assume sicuramente un peso morale, ma non è responsabilità di Croce la carcerazione di Gramsci. Questo giornale infatti non si è mai preoccupato dell’esistenza di Croce e nemmeno nel suo percorso durante il ventennio, ma solo e sempre della sua polemica con Parri sulla definizione del fascismo. Croce, monarchico liberale, riteneva il fascismo un fenomeno accidentale nella storia italiana e così gli italiani diventati fascisti avrebbero potuto facilmente emendarsi e tornare liberali o quello che preferivano. Oggi a 70 anni dalla morte, c’è speranza che si riveli accidentale la fortuna del pensiero di Croce.