L’economia insegna che a fronte di grandi guadagni ci si assumono sempre grandi rischi. Rischi che, nel caso della digitalizzazione, nessuno pare voler sottolineare.
Ed è qui che veniamo al dunque: è notizia di questi giorni che l’eurodeputato Stefan Berger (CDU) ha presentato una proposta per la creazione dell’euro digitale.
Il processo richiede ancora del tempo; la proposta infatti dovrà prima essere approvata dalla commissione, cosa che presumibilmente avverrà a marzo, e successivamente dal Parlamento Europeo riunito in assemblea plenaria. Successivamente seguirà un ulteriore iter burocratico ma, se tutto procede senza intoppi, l’euro digitale sarà realtà entro due o tre anni.
L’obiettivo è la creazione di una moneta digitale da affiancare al denaro contante per gli scambi nell’eurozona. Bisogna dire che, vista così, non è affatto una rivoluzione perché gli euro digitali esistono già. Le nostre carte di credito, i bancomat, le prepagate e i bonifici che seguiamo con l’home banking sono infatti moneta digitale. La differenza sarebbe, eventualmente, nei costi perché teoricamente gli euro digitali dovrebbero essere gratuiti mentre una serie di commissioni bancarie gravano sull’uso degli strumenti di pagamento che abbiamo richiamato sopra.
I propugnatori della proposta rassicurano sulla privacy, tema caldissimo, ma vorremmo essere rassicurati anche sulla sicurezza in tempi di truffe telematiche e di attacchi hacker, ivi compresi i temuti hacker scatenati dalla Russia come arma di guerra all’Occidente.
La domanda che di fondo però ci poniamo è: dove vogliamo arrivare?
Non è un mistero che vi sia una diffusa guerra al contante da parte di alcuni governi europei, moltissimi quelli italiani, in quanto foriero, potenzialmente, di evasione fiscale.
Certamente il tema è importante ma esiste un tema ulteriore rispetto a quello del solo rischio potenziale di evasione fiscale. Questo tema è stato peraltro già trattato su La Voce Repubblicana in un articolo del 7 giugno 2021 dall’emblematico titolo “Difendere il contante è difendere la libertà di ciascuno di noi” ed è quello della libertà.
L’evasione fiscale che pesa sui conti dello Stato avviene in modo limitato con scontrini o fatture non emessi; il grosso avviene con sistemi ben più articolati di società “cartiere” e frodi o con scatole cinesi appoggiate su paesi esteri, purtroppo anche dell’Unione Europea.
La guerra, portata avanti con bocca schiumante, al contante è difatti ingiustificata e ingiustificabile e potenzialmente foriera di gravi esclusioni sociali e limitazioni di libertà.
La nostra nazione, come è noto, è demograficamente anziana. Ne consegue che moltissimi dei nostri concittadini, gravati da tanti anni sulle loro spalle, non utilizzano email, internet o smartphone. L’introduzione di un euro digitale ora in affiancamento, domani forse in totale sostituzione, a quello fisico creerebbe certamente grandi sacche di esclusione finanziaria, a danno dei nostri anziani. La pandemia ci ha insegnato a proteggere i nostri “fragili sanitari”, dovremmo proteggere anche i nostri “fragili digitali”. Lo studio dell’euro digitale, inoltre, arriva in una congiuntura finanziaria molto particolare ove sempre più filiali fisiche stanno chiudendo, con grave carenza di servizi per gli utenti. L’osservatorio della FABI (Federazione Autonoma Bancari Italiani) ha infatti sottolineato che negli ultimi due anni hanno chiuso in Italia ben 1.500 sportelli bancari e che 3.300 comuni risultano totalmente sprovvisti di filiali bancarie. Questo determina l’impossibilità di accesso a uno sportello bancario per oltre 4 milioni di cittadini italiani.
In secondo luogo, il fatto che uno strumento sia potenzialmente foriero di evasione non giustifica la sua limitazione. Un’automobile può essere utilizzata per accompagnare un bambino a scuola o per compiere una rapina nella banca in cui lavoro. Dovremmo forse eliminare tutte le automobili perché una limitata percentuale di individui la userà per compiere una rapina rispetto alla maggioranza che invece la userà per scopi leciti?
L’evasione è un crimine contro lo Stato e contro i cittadini e auspichiamo che questa venga sempre più limitata, ma la lotta all’evasione non può passare dalla repressione a danno dei cittadini onesti. Bisogna colpire i disonesti.
Vi è poi un tema di gravissimi rischi per la libertà dei cittadini. Qualsiasi moneta digitale è essenzialmente una stringa di codice informatico che dice che io detengo una data quantità, ad esempio, di euro. Non sono euro fisici, che posso toccare e vedere.
Un governo potrebbe, facilmente e con pochi click, limitare o sospendere totalmente l’uso dei risparmi di alcune categorie di cittadini.
Ritengo che questa possibilità non debba essere concessa ad alcun governo, perché oggi viviamo in democrazia. Domani…chissà.