Chi non ha perso nemmeno un grammo del suo aplomb istituzionale, mostrandosi completamente imperturbabile davanti al fallimento della Bsv è stato Joe Biden. Come un attore consumato il presidente statunitense si è presentato alla stampa rilasciando una scarna dichiarazione per la quale i risparmiatori saranno tutelati, mentre gli investitori ed il management della banca californiana perderanno i loro soldi. Può essere benissimo che Biden sia un anziano prossimo alla pensione, il tipo che inciampa sulla scaletta dell’Air Force One, incapace di evitare una qualche gaffe nelle occasioni ufficiali, premiazioni, o ricorrenze che siano. In questo caso tutti coloro convinti che gli americani non imparino mai dai loro errori, che un’altra Lehman Brothers sia dietro l’angolo e trattengono il fiato in attesa di drammatiche ripercussioni sull’intera economia occidentale, avranno ragione delle loro preoccupazioni. Resterà da dire solo, si salvi chi può. Altrimenti viene da credere che quando il luglio scorso l’amministrazione statunitense varò la sua legge sulla difesa della libera concorrenza, volta a colpire principalmente alcuni colossi della alta tecnologia, abbia messo in conto anche conseguenze finanziarie a breve o medio termine e ripercussioni varie sul mercato. Chi sa dirci esattamente il giro di affari della Svb? E come poter escludere che le start up che finanziava possano aver risentito dall’intervento dell’amministrazione democratica? Quella repubblicana precedente aveva lasciato le briglia sciolte, questa attuale le ha tirate.
Il capitalismo è un sistema imperfetto, capace di prendere clamorosi abbagli. Si sostiene su determinate regole tecniche ma richiede comunque formidabili suggestioni psicologiche. Alcune pericolosissime, ad esempio, l’avidità. Giusto cento anni fa tutti si erano convinti che se fossero riusciti ad aprire un’industria di automobili avrebbero fatto i milioni, così come nel secolo precedente vi erano riusciti coloro che avevano aperto una industria di spilli. Purtroppo le auto e gli spilli sono prodotti molti diversi e si sperperarono semplicemente una infinità di soldi. Gli investimenti nelle start up sono ancora più aleatori, ne sopravvivono più o meno cinque su mille e uno solo si dimostra capace di un autentico successo. La vera particolarità ed unicità del sistema capitalistico è che la crisi è inevitabile e quasi salutare. Serve a ricostruire i dati fondamentali del mercato, a misurarne aspettative più realistiche e a trovare nuovi soggetti pronti a innovare e rischiare. Ci sarà sempre chi si butta dalla finestra del suo ufficio, ma in generale la macchina funziona, e i democratici statunitensi sono fra i più convinti di riuscire a gestirla e regolare. Per cui a breve vedremo se l’hanno azzeccata o se sono prossimi a finire a gambe all’aria. Quanto all’Europa speriamo disponga comunque ancora della liquidità necessaria per fronteggiare le difficoltà che deriverebbero dal peggiore scenario possibile. Allora capiremo chi ha imparato dagli errori e chi no e magari qualcuno avrà modo di apprezzare la presidenza Draghi della Bce che ha lasciato un segno.
Un simile sistema può anche non piacere ed in fondo è comprensibile che vi sia chi ne pretenda e ne richieda uno scientifico. Se consideriamo il sistema socialista, non abbiamo mai saputo di crisi finanziarie, di banche fallite, o di investimenti volatilizzati. I sistemi socialisti sono molto più circospetti. Per prima cosa eliminano i finanzieri, i banchieri e gli investitori, tutti insieme e sommariamente. Se porti gli stivali ai piedi invece che gli zoccoli, sei subito a rischio. Gestisce sempre tutto il partito e anche se la Cina ha fatto deroghe importanti a riguardo, anzi dai tempi di Deng la Cina si è praticamente aperta al libero mercato, bisogna pure avere una qualche diffidenza. La Cina capitalista non concede diritti ai lavoratori di alcun genere e soprattutto mantiene la pretesa di un rigido controllo di partito sul mercato, quando quello è talmente cresciuto da sfuggire di mano. La soluzione proposta prevederebbe di rallentare la crescita e aumentare ulteriormente il potere del partito. Qualcosa insomma di inedito e ancora difficile da valutare, anche se così, a naso non sembrerebbe proprio niente di esportabile da noi in occidente, nemmeno quando si rivelasse efficace. Nel caso qualcuno poi fosse di un’idea diversa, è comunque libero di trasferirsi in Cina e verificare, le occasioni non mancano. Invece quello che davvero è impossibile da trovare è qualcuno disposto a trasferirsi in Russia, dove pure ad un dato momento si convinsero che bisognava arricchirsi. Non tutti, tutti, però. L’esclusiva cricca del vecchio partito.