Una volta la Rai trasmetteva Tribuna politica, grazie alla quale i cittadini potevano farsi un’idea dei partiti e degli uomini politici che li rappresentavano impegnati in un serrato confronto con la libera stampa. Difficile da spiegare come si sia perduta questa tradizione di ordinato confronto democratico per arrivare alla confusione televisiva vigente, ma per una volta “la Sette” ha ripristinato una vecchia usanza utile alla chiarezza del dibattito invitando l’ex presidente del Consiglio Conte a rispondere a giornalisti molto poco compiacenti nei suoi confronti.
E’ il caso subito di dire che il primo a giovarsene è stato l’avvocato Conte che ha fatto miglior figura di quella a cui ci si era abituati con i suoi monologhi senza contraddittorio a reti unificati tenuti per un anno. Egli ha avuto facile ragione di ogni possibile sospetto relativo ad attività spionistica o affine possa venirgli rivolta, nell’esercizio del suo mandato al governo. Sulla base di tutto quello che oggi si dispone per lo meno, simili accuse sono destituite di qualsiasi fondamento. E’ vero invece che sotto il profilo del protocollo formale con cui si comportano le istituzioni della Repubblica è stato lasciato molto da desiderare, dal che è inevitabile il bisogno da parte dellì’opinione pubblica di approfondire con dieci, venti, trenta articoli, vicende che sembrano tanto controverse, come sta avvenendo appunto con “Repubblica” ed il “Corriere”. A proposito l’avvocato Conte sembra rassegnato, ma sereno.
Dove invece non è sereno per niente è sulla questione posta dalla giornalista del “Corriere della sera” sulla difesa della sovranità nazionale che proprio non si è vista nella vicenda che riguarda la missione militare russa in Italia. La dottoressa Gruber, che conduceva la trasmissione, è sbottata con uno sbalordito “non sapevate chi arrivava nel nostro paese?” e c’è poco altro da aggiungere, non fosse che si trattava dell’esercito russo. Conte ha assicurato che lo si è confinato e sorvegliato nei suoi movimenti, ma come dovrebbe essere ovvio a chiunque, la situazione ha qualcosa per lo meno di paradossale dal momento che altri paesi hanno prestato il loro aiuto medico all’Italia senza portarsi dietro cento militari ed un generale al seguito. Bisogna anche dire che gli ospiti de “la Sette” si sono mostrati complessivamente pietosi con Conte, non avendogli ricordato che la Cina, ad esempio, in condizioni come l’Italia, ha rifiutato una missione russa nei suoi confini. Più feroci quando hanno notato che con i soldi dati ai russi, tre milioni di euro, si poteva fare qualche progresso ospedaliero, Su tutto questa materia Conte proprio non capisce. Egli è convinto di essere stato il depositario dell’interesse nazionale e forse sarà bene che un giorno possa illustrare pienamente al paese i formidabili risultati del suo governo. Al momento c’è solo da dire che il paese se n’è liberato con un certo sollievo.
Di positivo invece vi è la posizione ribadita di sostegno al governo Draghi che al momento della sua rielezione a leader supremo del movimento cinque stelle era parsa dubbia. Ieri Conte ha detto chiaramente di condividere la politica del governo italiano sull’Ucraina anche in fatto di armi. E’ vero che quest’ultimo aspetto comporta una sofferenza, ma cristianamente possiamo dirgli che proprio per questo la sua scelta assume maggior valore. Dove Conte proprio non può piacere e dissipa quanto di positivo mostrato in trasmissione è davanti alla domanda sulle elezioni in Francia. Nessuno di noi vota in quel paese, ma tutti abbiamo le nostre preferenze e speriamo anche per un percorso comune europeo in un’affermazione piuttosto che in un’altra. Trincerarsi dietro la riconosciuta distanza fra il movimento cinque stelle e quello di Marine Le Pen, sinceramente, non è una posizione sufficiente, ne apprezzabile, soprattutto se correlata con le ragioni che Conte riconosce alla candidatura Le Pen. Questa coda francese esibita dalla performance di Conte tiene aperte tutte le ambiguità e le perplessità sulla sua figura politica.